I due rilievi presentano un formato orizzontale, basso e allungato, profilato da una cornice sui tre lati superiore, destro e sinistro, al cui interno è intagliato un vasto repertorio di frutti, espressione di un gusto naturalistico ben documentato nella cultura tardoantica. Il rilievo superiore contiene, all’interno di un cartiglio, un’iscrizione che recita “AC TRIUMFATORI † PERPETUO SEMPER AUG(usto)”. Al centro della lastra due Vittorie alate in volo reggono un clipeo vegetale in cui è rappresentata una figura femminile coronata, figura in cui è possibile riconoscere, per assonanza con altre rappresentazioni simili, l’immagine simbolica di Costantinopoli. Il fondo è saturato da piccoli fiori stilizzati, lavorati ad alto rilievo. Il rilievo inferiore presenta invece una scena di offerta di doni da parte dei Barbari, con un’analoga panoplia di frutta sulla cornice sui tre lati esterni e due brevi iscrizioni, che completano la precedente: “(v)IR ILLUSTR(is) / COM(es) PROTIC(torum)” e “ ET CONSUL / ORDINARI(ius)”. Le due lastre costituivano rispettivamente la parte superiore e inferiore di un cosiddetto dittico delle cinque parti, cioè di un dittico in cui ciascuna valva è costituita da una lastra centrale e da quattro laterali, due con sviluppo verticale e due con sviluppo orizzontale. I dittici delle cinque parti attualmente noti sono relativamente pochi e si distinguono in soggetti profani e religiosi. Del primo gruppo non se ne conserva nessuno completo, mentre se ne conoscono alcuni interi di soggetto religioso, che per affinità possono suggerire quale fosse la disposizione dei soggetti in quelli profani. La valva più completa di un dittico delle cinque parti di soggetto profano, il cosiddetto dittico Barberini (Paris, Museée du Louvre), in cui nell’immagine centrale di un sovrano a cavallo sembra plausibile riconoscere Giustiniano, consente di supporre che i dittici delle cinque parti, rispetto a quelli consolari, fossero di committenza imperiale, come peraltro conferma, nell’avorio milanese, il contenuto dell’iscrizione e il riferimento ad Augusto. Nel dittico oggi a Parigi la lastra superiore, che ha uno sviluppo assai simile, per forma e rapporti proporzionali - ma non esattamente per dimensioni - a quella del Castello Sforzesco, presenta un soggetto analogo: due Vittorie alate che reggono un clipeo. La finezza dello stile lascia supporre che la bottega dovesse collocarsi a Costantinopoli all’inizio dell’era giustinianea (inizio vi secolo). Le tavolette sono giunte nelle raccolte del Castello nel 1935, come molti altri pezzi eburnei tardo antichi, dalla collezione della famiglia Trivulzio.