Bruno Trentin, dieci anni dopo

Una biografia per documenti e immagini

Da Archivio Storico CGIL Nazionale

Archivio Storico CGIL Nazionale

Una famiglia in esilio. I Trentin nell'antifascismo europeo (1926-1943), Manuela Pellarin, 2017, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Bruno Trentin nasce il 9 dicembre 1926 a Pavie, in Francia, avendo suo padre Silvio - docente di Diritto pubblico e amministrativo all’Università di Venezia e seguace di Giovanni Amendola - deciso di andare in esilio insieme alla famiglia per non sottostare alle imposizioni fasciste che punivano la libertà di insegnamento e di opinione.

Giovanissimo con Franca e Giorgio di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

La famiglia è composta oltre che da Silvio dalla moglie Beppa Nardari e dai figli Giorgio e Franca, che hanno 8 e 7 anni più di Bruno.

Rientro a San Donà di Piave (1943-09-06) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Silvio, Beppa, Giorgio e Bruno (Franca rimane in Francia) rientrano in Italia dopo la caduta di Mussolini pochi giorni prima dell’8 settembre.

Le journal de guerre (1943-09/1943-11) di Bruno TrentinArchivio Storico CGIL Nazionale

E' allora che Bruno, non ancora diciassettenne, inizia a scrivere il suo journal de guerre, compilato nella sua lingua madre, il francese.

Silvio e Bruno vengono arrestati e imprigionati a Padova a metà novembre 1943, poi liberati ma sotto sorveglianza.
In carcere Silvio è colpito da un nuovo attacco di cuore: viene ricoverato prima a Treviso poi a Monastier dove muore nel marzo 1944, dopo aver dettato a Bruno nel mese di gennaio un Abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell’Italia al termine della rivoluzione federalista in corso di sviluppo e redatto un ultimo appello ai lavoratori delle Venezie.
Bruno, che non ha ancora 18 anni alla morte del padre, si dedica anima e corpo alla guerra partigiana con lo pseudonimo Leone: prima nella marca trevigiana soprattutto nelle Prealpi sopra Conegliano, poi, dopo il rastrellamento tedesco dell’estate 1944 a Milano, agli ordini del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia e di Leo Valiani, a cui il padre lo aveva affidato prima di morire.

Il 25 aprile di Bruno Trentin (1945-04)Archivio Storico CGIL Nazionale

Gli anni dell'Università (1944/1951)Archivio Storico CGIL Nazionale

Dopo la Liberazione Bruno si iscrive al Partito d’Azione. Vive in questo periodo tra Milano, Padova - dove si iscrive all’università nella Facoltà di Giurisprudenza - e Treviso dove risiede la famiglia.

Partecipa in modo intenso alla tormentata storia del Partito d’Azione fino al suo scioglimento nell’ottobre 1947. Nel mentre si reca negli Stati Uniti, ad Harvard, grazie all’interessamento di Gaetano Salvemini, per approfondire la tesi di laurea.
Si laurea a Padova il 16 ottobre 1949, nell’Istituto di Filosofia del diritto di Norberto Bobbio con la tesi «La funzione del giudizio di equità nella crisi giuridica contemporanea (con particolare riferimento all’esperienza giuridica americana)». Relatore Enrico Opocher, sostituto di Bobbio da poco andato a Torino.
La documentazione relativa alla carriera accademica di Trentin è conservata presso l’Archivio generale dell’Università degli studi di Padova.
La sua domanda di immatricolazione al primo anno della Facoltà di Giurisprudenza è accolta dal Consiglio della stessa Facoltà il 12 febbraio 1944, anche se la seduta viene verbalizzata quasi due anni più tardi, il 29 gennaio 1946. Come risulta dal libretto di iscrizione gli è assegnata la matricola n. 3839.

Gli anni dell'Università (1949/1951)Archivio Storico CGIL Nazionale

I primi tre esami (Storia del diritto romano, Medicina legale e Istituzioni di diritto romano) risultano trascritti dalla Segreteria e non sottoscritti dal professore titolare dell’insegnamento. 

Gli anni dell'Università (1944/1951)Archivio Storico CGIL Nazionale

Nel corso degli studi prepara tre tesine in Diritto civile, Economia politica e Diritto amministrativo.

60° Di Vittorio (1952) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Dopo la laurea, alla fine del 1949, Bruno viene chiamato da Vittorio Foa a far parte come ricercatore dell’Ufficio Studi della CGIL.

Si trasferisce così a Roma divenendo uno dei più stretti collaboratori di Giuseppe Di Vittorio.
Nel 1953 ha un momento di esitazione e chiede, a causa dei dissapori con il responsabile dell’Ufficio Studi, di passare al PCI. Di Vittorio non lascia andar via Trentin che rimarrà all’Ufficio Studi della Confederazione fino alla sua designazione a Segretario FIOM.
Solo nel 1950 si iscriverà al PCI, entrando nel 1960 nel Comitato centrale; nel 1963 viene eletto deputato.
Nel 1954 è membro della prima delegazione sindacale in Cina dopo la rivoluzione maoista.

Trentin, Foa, Santi e Lombardi (1955-07-08/1955-07-09) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Rimane all’Ufficio Studi anche dopo la morte di Giuseppe Di Vittorio, diventando nel 1960 vicesegretario della Confederazione.

Sul Piano del lavoro (1949)Archivio Storico CGIL Nazionale

 Partecipa a varie iniziative concernenti il Piano del lavoro della CGIL.

Dopo la grave sconfitta della FIOM nelle elezioni delle Commissioni interne della Fiat, viene inviato da Di Vittorio a Torino per comprendere che cosa non andasse e i cambiamenti nelle condizioni dei lavoratori. Il rapporto, redatto con i dirigenti della Camera del lavoro torinese, è decisivo per cambiare la strategia della CGIL e in particolare l’orientamento di Di Vittorio, determinando il cosiddetto ritorno in fabbrica del sindacato.

Mostra di libri nell'atrio del palazzo dell'Eur (1956-02-27/1956-03-04) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Il vero spartiacque del pensiero di Bruno avviene tuttavia negli anni 1956-1957, in seguito alle vicende che riguardarono il socialismo nei paesi dell’Est Europa e in particolare in Ungheria. 

Schierato dalla parte di Di Vittorio, Trentin è tra i protagonisti della battaglia per il rinnovamento della cellula comunista della CGIL e della Federazione romana del Partito, con una forte solidarietà politica con le posizioni assunte da Antonio Giolitti nell’ambito dell’VIII Congresso del PCI.

Sciopero Fiat (1962-07) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Nel febbraio 1962 è eletto segretario generale della FIOM, manterrà la carica per quindici anni, fino al 1977.

Scriverà anni dopo Piero Boni in "FIOM. 100 anni di un sindacato industriale": «Luciano Lama era eletto nel gennaio 1962 segretario della CGIL e lasciava la FIOM. La successione di Lama fu oggetto nella CGIL e nella FIOM di vivace confronto fra socialisti e comunisti. I primi ritenevano che, dopo i Congressi confederali di Roma e di Milano, non sussistendo più differenziazioni fra le due correnti sulla politica sindacale, alla carica di segretario generale potesse accedere un socialista. I secondi obiettavano che l’unità della politica sindacale non cancellava il fatto che i comunisti erano maggioranza nell’organizzazione. La questione fu risolta con una formula originale, l’unica adottata nella storia della FIOM, di due segretari generali» (Piero Boni, "FIOM. 100 anni di un sindacato industriale", Meta-Ediesse, Roma, 1993, p.163).

Dal diario di Bruno Trentin (1962)Archivio Storico CGIL Nazionale

Così nel suo diario personale completamente inedito, Trentin racconta i suoi primi anni alla guida dei metalmeccanici: «Le lotte di Milano, le mie prime esperienze. Il Convegno del Gramsci: una lezione per me. Debbo continuare a studiare. Basta poco per ritrovare se stessi […]".

Primo maggio 1968 (1968-05-01) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Le mie prime esperienze di trattativa. Mi sento messo alla prova e questo mi eccita. Raramente si ha la possibilità in termini così concreti e propri di passare dall’altra parte della barricata e di divenire protagonisti di un fenomeno che prima si osservava criticamente […] 

Lo sciopero alla Fiat è una giornata indimenticabile. Il caldo mostruoso […] il primo tentativo di stabilire un rapporto personale vivo con dei volti lontani, delle entità astratte. La sera davanti ai cancelli della Mirafiori. Mi pare di sognare […] Di fronte agli stessi cancelli il 4 agosto mattina. Lo sciopero oscilla, poi, all’ultimo momento, vicino alle 6, tracolla e china la testa. Mai così viva la sensazione, la visione cinematografica della sconfitta. Settembre, la lotta alla Fiat e le trattative [… ] L’accordo firmato all’alba».

Manifestazione unitaria lavoratori Fiat (1971-05-18) di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Sulla spinta delle lotte studentesche e operaie del biennio 1968-1969 l’impegno di Bruno è principalmente volto ad affermare l’esperienza del Sindacato dei consigli fino alla costituzione nell’ottobre 1972 della Federazione dei lavoratori metalmeccanici.

Ricorderà anni dopo: «Ricordo bene una riunione di partito tenutasi a Frattocchie nell’aprile 1970, in buona sostanza per mettere sotto processo la decisione della FIOM di assumere i Consigli come la struttura unitaria di base del sindacato nei luoghi di lavoro, di porre fine, quindi, all’esperienza delle Commissioni interne […] L’attacco portato alle decisioni della FIOM fu subito esplicitato con gli interventi di Giorgio Amendola e, successivamente, di Agostino Novella, che aveva da poco lasciato la guida della CGIL […] Pietro Ingrao intervenne e si schierò senza riserve a sostegno della scelta fatta dalla FIOM […] Luciano Lama, nuovo segretario della CGIL, chiese che fosse lasciato uno spazio di autonomia alla Confederazione, affinché essa potesse prendere sui Consigli una decisione meditata […] La conclusione del dibattito fu affidata a un discorso apparentemente salomonico di Enrico Berlinguer» (Bruno Trentin, "Autunno caldo. Il secondo biennio rosso 1968-1969", intervista di Guido Liguori, Editori Riuniti, Roma, 1999, pp. 123-135).

La fabbrica, Lino De Seriis, 1970, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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I giorni di Brescia, Luigi Perelli, 1974, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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A braccia incrociate, Elena Bedei, 1976, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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I giovani. Il lavoro. La crisi, Ugo Gregoretti, 1977, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Conferenza stampa IRES (1979-01) di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Dopo essersi dimesso da segretario FIOM, Bruno fa parte della Segreteria nazionale della CGIL, dove dirige vari settori di lavoro: democrazia economica e industriale, mercato del lavoro, pubblico impiego, studi e ricerche ecc. Promuove in questi anni l’idea del piano di impresa, l’IRES (Istituto di ricerche economiche e sociali della CGIL), l’Istituto superiore di formazione e la Consulta giuridica del lavoro.

Trentin e Lama, Piero Ravagli, 1978-02, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Appunti su Buozzi, 1984-11, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Antonio Pizzinato e Bruno Trentin, Piero Ravagli, 1988-11, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Primo piano di Bruno Trentin di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Il 29 novembre del 1988  viene eletto segretario generale della CGIL.

Segretario generale della CGIL (1988-11)Archivio Storico CGIL Nazionale

Il primo atto della sua Segreteria è la Conferenza programmatica di Chianciano nell’aprile successivo. Trentin rompe gli indugi e illustra il suo progetto, avanzando l’ipotesi di una nuova CGIL, sindacato dei diritti, della solidarietà e del programma.

E' il punto di avvio di un processo di autoriforma che proseguirà con la Conferenza di organizzazione di Firenze del novembre 1989 ed il Congresso di Rimini del 1991 per concludersi nel giugno 1994 a Chianciano con la Conferenza programmatica della Confederazione. Sul piano organizzativo, la novità più rilevante è lo scioglimento delle componenti storiche collegate ai partiti di riferimento della sinistra italiana. In questo modo, la dinamica tra maggioranza e opposizione si sarebbe sviluppata all’interno del sindacato non tanto sulla base della vicinanza a un partito o a una coalizione di governo, quanto in virtù della condivisione o meno di un programma di governo dell’organizzazione.

Ingrao a Trentin (1989-01)Archivio Storico CGIL Nazionale

Sul piano rivendicativo la CGIL accetta di contribuire alla riforma della contrattazione collettiva e di discutere con gli interlocutori pubblici e privati l’introduzione della politica dei redditi attraverso il sistema della concertazione, individuata come il principale strumento per riportare sotto controllo l’esplosione del debito nazionale; entrambi questi temi saranno introdotti con lo storico accordo siglato nel luglio 1993 con il Governo Ciampi.

La riforma del fisco, intervento di Bruno Trentin, Funzione Pubblica CGIL, 1989, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Visita di Walesa alla sede nazionale della CGIL, Piero Ravagli, 1989-04, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Trentin incontra Lula, Piero Ravagli, 1990, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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A Rimini, tra il 31 gennaio e il 4 febbraio 1991, in occasione del suo XX Congresso, il Partito comunista italiano viene ufficialmente sciolto. Il Congresso di Rimini è l’atto conclusivo di un dibattito aspro e intenso che prende il via il 12 novembre del 1989, quando alla Bolognina, quartiere popolare di Bologna, l’allora segretario Achille Occhetto, annunciava il cambio di denominazione del Partito.

Al XX Congresso del PCI (1991-02) di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

«Credo - dirà Trentin dalla tribuna - per questa ragione, che il limite più grande che abbiamo scontato in questi anni - anche nel corso della vertenza dei metalmeccanici - è stato la rinuncia ad investire i lavoratori, in tutte le fasi delle vertenze contrattuali (e non solo a cose fatte) delle scelte anche dolorose che devono sempre essere compiute, quando un movimento riformatore e un soggetto politico autonomo, quale e il sindacato, non intende delegare ad altri (si tratti delle forze politiche, dello Stato o, nel peggiore dei casi, del padronato) la selezione fra le proprie richieste, o la questione delle ricadute economiche, politiche e sociali delle sue rivendicazioni e delle sue conquiste. La solidarietà di classe fra diversi, l’affermazione del primato dei diritti e delle libertà di tutti, in tutti i luoghi di lavoro, comportano una democrazia adulta nel sindacato e nei rapporti fra sindacati e lavoratori. Una democrazia adulta capace, cioè, di misurarsi con i costi e i vincoli della solidarietà; con i costi e i vincoli della lotta e dei rapporti di forza, con i costi e i vincoli di un progetto fondato su scelte prioritarie, non fungibili con altre, sull’affermazione di diritti nuovi, non scambiabili e non monetizzabili. La grande battaglia di democrazia che si apre nel movimento operaio è questa, nel momento in cui si assume la 'padronanza dei lavoratori sulla loro attività' e la conquista di nuovi diritti di nuovi poteri, come la frontiera del conflitto sociale per il governo dei processi di trasformazione, di ristrutturazione e di riconversione ecologica. Ed è qui che si compie la rottura con un vecchio rapporto sostanzialmente autoritario fra un partito che detiene il primato della politica e un sindacato corporativo e subalterno, magari forte, qualche volta, di un consenso plebiscitario, nella raccolta indiscriminata della protesta e del malcontento, ma soltanto capace di delegare ad altri le scelte vere; quelle cioè che sono destinate ad incidere sulla condizione quotidiana di lavoro, di vita, di libertà, di ogni singolo lavoratore. Per questa ragione, ritengo che il riconoscimento del sindacato come soggetto politico autonomo e la battaglia necessaria per garantire una sua autonomia culturale e politica - che dia legittimità ad una sua autentica democrazia decisionale - non sono questioni marginali nella costruzione di una strategia dell’alternativa del Partito democratico della sinistra, che intenda fondarsi sul primato dei programmi rispetto ai vecchi schieramenti. E anche per questa ragione mi sembra, davvero, che senza un progetto e un’azione decisa per una riforma istituzionale della società civile, tale da riconciliarla con uno Stato che vogliamo trasformare, anche la nostra proposta di riforma elettorale e di regionalizzazione dello Stato sono destinate a rimanere nell’ambito angusto di un confronto (se non di una rissa come sembra volere il Psi) fra partiti e gruppi di potere».

Manifestazione nazionale antimafia, Palermo, giugno 1992 (1992-06) di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Il 27 giugno 1992 una grande manifestazione unitaria (“Italia parte civile”) vede sfilare a Palermo oltre 100 mila persone contro la mafia e per la legalità. «Il potere mafioso deve essere isolato nelle coscienze - sarà la richiesta di Cgil, Cisl e Uil contenuta in un documento diffuso in quei giorni - indebolito nelle sue connivenze con i settori inquinati delle istituzioni, della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria, dei partiti». «Noi – dirà l’allora segretario generale della Cisl Sergio D’Antoni, illustrando l’iniziativa assieme a Bruno Trentin e Adriano Musi (della Uil) – vogliamo dare testimonianza a Falcone, determinando un moto popolare continuo e costante che sia di stimolo e pressione per tutti i poteri costituzionali». «Vogliamo costruire un rapporto nuovo – aggiungerà Trentin – fra le forze di pubblica sicurezza e il cittadino: snodo importante per un reale presidio del territorio».
La partecipazione alla manifestazione è così massiccia che migliaia di persone non riescono neppure a raggiungere piazza Politeama, punto di confluenza di cinque cortei, e si assiepano lungo le strade circostanti. L’afflusso ininterrotto di manifestanti prosegue dopo gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. «Un groppo in gola strozza la voce a Bruno Trentin – riporterà il giorno dopo l’Unità –, a lui che da decenni grida sulle piazze i diritti dei lavoratori, quando evoca nel nome dell’amico scomparso un futuro riscatto: caro Giovanni, quel giorno verrà…».

Bruno in montagna di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

Raccontava Bruno a Stefano Ardito nel giugno 1989: «Riesco ad arrampicare almeno una volta al mese, e una quindicina di giorni ogni estate [.... ]

Bruno in montagna di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

In fondo, è proprio questa la differenza tra l’alpinismo e qualunque altro sport. C’è un impegno intellettuale, c’è quel tanto di rischio che ti costringe all’attenzione, al raziocinio. Dopo anni di montagna, ho scoperto con gioia che l’alpinismo è l’unica cosa che mi fa vivere per 12 ore senza pensare ad altro […] 

Bruno in montagna di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

La montagna, intesa come camminata, la conosco da sempre. Ad arrampicare ho iniziato a poco più di trent’anni, per gradi. Prima ho preso una guida, ho fatto qualche via facile sulle Dolomiti. Poi, una domenica, sono andato a vedere il Gran Sasso: ero a Roma da poco, ero già vicesegretario della CGIL».

Bruno in montagna di Autore non identificatoArchivio Storico CGIL Nazionale

A parte le palestre, significa che riesco a fare ogni anno tre o quattro vie al Gran Sasso, e una decina sulle Dolomiti. È uno spazio che ho conquistato nel tempo, e che difendo con i denti […] Ci ho messo del tempo a capirlo: per me, l’arrampicata è diventata un bisogno terapeutico, un elemento di salvezza. È l’unica cosa che riesce a farmi un lavaggio completo del cervello».

Primo piano di Bruno Trentin di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

La seconda Conferenza programmatica della Cgil si tiene a Chianciano, dal 2 al 4 giugno 1994. Trentin lascia la guida della confederazione, «quella Cgil che conosco bene – afferma – e di cui lascio la direzione con un sentimento di infinita riconoscenza […]; un sindacato di donne e di uomini che si interroga sempre sulle proprie scelte e anche sui propri errori, che cerca di apprendere dagli altri per trovare tutte le energie che gli consentano di decidere, di agire, ma anche di continuare a rinnovarsi, di dimostrare con i fatti la sua capacità di cambiare e di aprirsi a tutte le esperienze vitali e a tutti i fenomeni di democrazia che covano ora e che covano sempre nel mondo dei lavoratori».

Primo piano di Bruno Trentin di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Nei suoi diari scriveva: «I diritti sono immutabili? No, alcuni sono il frutto di conquiste contingenti di alcuni settori della società che vengono superate dalle trasformazioni reali della società, generalmente “in avanti”, perché sostituiti da una nuova generazione di diritti più aderenti alle condizioni imposte dalla trasformazione sociale. La legge sull’orario di lavoro esaltata da Marx è certamente superata, dopo la conquista delle 40 ore. Il diritto non scritto al contratto a tempo indeterminato è certamente superato dal sopraggiungere di nuovi contratti che attendono ancora la sanzione di nuovi diritti, come il diritto alla formazione. Ma più in generale le nuove generazioni di diritti sono la proiezione in avanti e la specificazione di diritti antichi – di diritti fondamentali – che non hanno trovato ancora una piena applicazione. Come il diritto all’istruzione che diventa oggi diritto alla formazione lungo tutto l’arco della vita, con la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, Come il diritto all’istruzione che diventa oggi diritto alla formazione lungo tutto l’arco della vita, con la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, come il diritto alla partecipazione alle decisioni dell’impresa che si precisa in diritto all’informazione e alla consultazione dell’impresa nei casi dei processi di ristrutturazione. La questione dominante è l’attitudine dei diritti universali a costruire solidarietà fra diverse categorie di cittadini, o per lo meno all’universalità delle categorie più deboli superando ogni dimensione corporativa, i diritti che costruiscono per la loro realizzazione una solidarietà fra diversi».

Primo piano di Bruno Trentin di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

«Di questo abbiamo bisogno - sosteneva - un progetto capace di giustificare e di legittimare le alleanze politiche e di coinvolgere trasversalmente, partendo dal lavoro, tutti i gruppi e le caste della società italiana, un progetto capace di fronteggiare la più drammatica delle fratture sociali nel nostro paese e nel mondo, quella fra chi è padrone degli strumenti del sapere e chi ne è escluso (…)».

Primo piano di Bruno Trentin di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

«Un rinnovamento dei gruppi dirigenti della CGIL e del loro metodo di lavoro – affermava pochi anni prima – è possibile e necessario: io avverto questo problema come il compito principale che mi incombe […] Ma non aspettatevi da me un rinnovamento degli uomini separato da un rinnovamento delle politiche, del programma, e della strategia della nostra organizzazione. E non aspettatevi da me il ruolo di un mediatore fra fazioni. Sono e rimarrò, credo, fino alla mia morte, uno dei pochi o dei molti illusi che ritengono che il rinnovamento dei gruppi dirigenti cammina con la coerenza delle idee, con l’assunzione delle responsabilità, con il coraggio della proposta e del progetto. E ciò, proprio perché sono convinto che presto o tardi, con la forza delle idee e delle proposte anche le forze culturalmente minoritarie di oggi, se dimostrano coerenza e rigore, possono diventare maggioranza domani ed essere davvero il futuro della nostra organizzazione […] C’è bisogno, specialmente oggi, di una deontologia del sindacato che dia credibilità e certezze ai lavoratori e che lanci ai giovani che vogliono cimentarsi con questa prova il messaggio che lavorare per la Cgil e nella Cgil non è un mestiere come un altro, ma può essere, può diventare una ragione di vita».

Primo piano di Bruno Trentin di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Dopo le dimissioni da segretario generale della CGIL Trentin rimane negli organismi confederali come responsabile dell’Ufficio di programma, ma soprattutto ritorna ad essere un “ricercatore socio economico”, come si autodefiniva con un certo vezzo.
Sono anni in cui scriverà molto: Il coraggio dell’utopia (Rizzoli, 1994), Lavoro e libertà nell’Italia che cambia (Donzelli, 1994), Nord Sud. Lavoro, diritti e sindacato nel mondo (Ediesse, 1996), La città del lavoro. Sinistra e crisi del fordismo (Feltrinelli, 1997), Di Vittorio e l’ombra di Stalin. L’Ungheria, il Pci e l’autonomia del sindacato (Ediesse, 1997).

Manifestazione dell'Ulivo contro il governo Berlusconi, Roma, marzo 2002 (2002-03) di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Nel giugno del 1999, su proposta dei Democratici di sinistra, viene candidato ed eletto al Parlamento europeo dando un contributo primario alla Carta europea dei diritti di Nizza e alla Conferenza di Lisbona sulla economia della conoscenza.
All’indomani di una campagna elettorale dedicata prevalentemente al ruolo dell’Europa nello scenario internazionale dell’intervento della Nato nei Balcani contro la pulizia etnica della Serbia di Miloševic ́ nel Kosovo, il suo impegno al Parlamento europeo è contraddistinto dalla capacità di connettere la costruzione dell’Europa politica alle dinamiche economiche e sociali dei paesi della moneta unica.
Bruno ritrova l’Europa senza mai perdere di vista la realtà italiana della quale rimane lucido commentatore e inevitabile protagonista.

80° compleanno Nella Marcellino, Roma, febbraio 2003, Piero Ravagli, 2003-02, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Appunti di Trentin su Di Vittorio, 2006-08, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Gli auguri di Giorgio Napolitano, 2006-12, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Nel 2001, dopo il Congresso di Pesaro, viene eletto presidente della Commissione Progetto dei DS e riceve nel 2002 dall’Università di Venezia la laurea honoris causa con la lectio doctoralis “Lavoro e conoscenza”.
Gli anni dall’uscita dalla CGIL alla sua morte saranno per Bruno anni di grande elaborazione politica e culturale, culminata in quella che è la sua opera più impegnata dal punto di vista teorico La città del lavoro.
Sono anni in cui è impegnato, sia nel Sindacato che nel Partito, a presiedere gli organismi che avrebbero dovuto fornire una cornice programmatica e di progetto alla CGIL e, successivamente alla sinistra politica.
Sono però anche anni in cui sente in maniera drammatica la distanza fra la sua elaborazione e la pratica politica del sindacato e della sinistra.
Ma meno capisce ed è capito dai suoi compagni di Partito - e non solo - e più Bruno guarda lontano, certo che il problema fondamentale fosse “la modifica dei rapporti fra governanti e governati, nello Stato, nella società civile, nell’impresa, nella nazione, nel mondo”.
Torna qui la lezione e l’eredità di Giuseppe Di Vittorio, di cui Trentin ha impressa l’idea che il sindacato non può essere subalterno rispetto al partito, non solo perché soggetto autonomo, quanto per la sua specifica natura 'politica': la rappresentanza di iscritti e lavoratori in generale.
Ciò implica la responsabilità di elaborare e proporre un progetto proprio, che abbia al centro la libertà a tutto tondo dei lavoratori e dei cittadini.
La libertà. Un concetto primo, fondamentale, nella vita di Bruno, partigiano a soli 17 anni.

Ciao Bruno (2007-08) di Piero RavagliArchivio Storico CGIL Nazionale

Vittima di una banale caduta in bicicletta, nell’agosto 2006 Bruno Trentin viene ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Bolzano. Morirà esattamente un anno dopo, il 23 agosto 2007, stroncato da una polmonite resistente alla terapia antibiotica.

“Esprimo il dolore mio e di tutta la CGIL per la scomparsa di Bruno Trentin - dirà l’allora segretario generale Guglielmo Epifani - Bruno ha rappresentato in tutto il dopoguerra un punto di riferimento fondamentale nella lotta per la democrazia, l’uguaglianza sociale e per i diritti del mondo del lavoro. Si può dire che non c’è pagina nella storia della CGIL e del movimento sindacale italiano in cui non sia stato protagonista. Il piano per il lavoro, la programmazione economica, la centralità del Mezzogiorno, le lotte operaie dell’autunno caldo, la stagione del sindacato dei diritti, gli accordi fondamentali del ’92 e del ’93 lo hanno visto protagonista indiscusso […] Bruno lascia una lezione di grande rigore morale, coerenza e autonomia difese con intransigenza, di attenzione ai valori sociali e di difesa del valore della confederalità. A lui deve molto non solo la CGIL ma l’insieme del movimento dei lavoratori, le forze politiche del Paese e le altre organizzazioni sindacali verso le quali ebbe sempre una grande attenzione unitaria a partire dall’esperienza dei metalmeccanici”.

Marcelle Padovani ai funerali di Bruno Trentin, n/a, 2007, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Pietro Ingrao ai funerali di Bruno Trentin, n/a, 2007, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Giorgio Napolitano e Marcelle Padovani, Piero Ravagli, 2007, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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I funerali di Bruno Trentin, Rassegna.it, 2007, Dalla collezione di: Archivio Storico CGIL Nazionale
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Riconoscimenti: storia

Tutte le foto ed i documenti riprodotti sono di proprietà dell’Archivio storico CGIL nazionale.

Fanno eccezione le riproduzioni del journal de guerre e le immagini di Trentin giovanissimo tratte da Bruno Trentin, ‘Diario di guerra (settembre-novembre 1943)’, Donzelli, Roma 2008 o gentilmente concesse dal Centro documentazione e ricerca famiglia Trentin che ringraziamo anche per il video ‘Una famiglia in esilio. I Trentin nell'antifascismo europeo’.

Si ringraziano per la gentile concessione degli altri video riprodotti l'AAMOD, Rassegna.it, la FP CGIL Lombardia e Paolo Perna per le riproduzioni della documentazione universitaria.

A cura di Ilaria Romeo, responsabile Archivio storico CGIL nazionale (supporto tecnico e versione inglese, Marco Rendina).

E' a disposizione il catalogo cartaceo della mostra: Bruno Trentin. Dieci anni dopo, a cura di Ilaria Romeo, Ediesse 2017.

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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