Introduzione
Documento miniato unico nel suo genere, il testamento di Alfonso I d’Este si colloca in una fase di declino della miniatura di corte e di un’epoca dorata della civiltà estense. L’atto testamentario, oggi depositato presso i Musei di Arte Antica, fu redatto il 26 ottobre 1534 a favore dell’Ospedale Sant’Anna di Ferrara a cui il duca, non nuovo a iniziative di carattere assistenziale, intendeva destinare una cospicua e perpetua elemosina.
Testament of Alfonso I d'Este by Anonymous ferrarese artistMusei di Arte Antica
Il fascicolo
Confezionato con estrema cura, il testamento si presentava nella forma di un fascicolo rigido, provvisto di lacci per la chiusura. Le quattro pergamene miniate, contenenti le ultime volontà del duca, formavano il quaderno interno, cucito e applicato ad una pregiata copertina in cuoio con dorature. Completavano l’opera due preziose illustrazioni a tutta pagina che, applicate sui piatti interni della copertina, dovevano esaltare il contenuto politico dell'atto di donazione, del quale erano raffigurati i momenti salienti. Stilato dal notaio Battista Saracco di Ferrara, il documento è corredato dalle miniature di Borso Magni, mentre le illustrazioni dei piatti interni sono opera di anonime maestranze locali.
Queste le parole del testamento:“...fra le elemosine accette alla Divina Maestà reputiamo la precipua esser quella, che induce hospitalità, mediante la quale si pascono, si governano, et se curano li poveri infermi desituiti di humano aiuto […]: il che ci ha promosso a voler far […] la infrascritta Elemosina […] debbiate far promissione et obligatione in valida e solenne forma a detto Hospitale (Sant’Anna di Ferrara) di darli et pagarli ogni e qualunque Mese, sempre et in perpetuo, lire Cento March”.
Dal 1993 l'atto è conservato presso i Musei Civici, su concessione dell'Ospedale beneficiario che ne ha mantenuto la proprietà.
Testament of Alfonso I d'Este: the Duke on his deathbed (1534) by Anonymous ferrarese artistMusei di Arte Antica
La vignetta sul piatto anteriore interno rappresenta Alfonso I d’Este che, in punto di morte, è nell’atto di dettare le sue ultime volontà a beneficio degli elemosinieri dell’Ospedale Sant’Anna. La teatralità della scena, così ricca di elementi, non consente a oggetti o personaggi di emergere, per cui sono tutti parimenti protagonisti. Accanto al letto di Alfonso malato, si affaccendano due medici. Sullo sfondo, vicino al fuoco, due cortigiani conversano, indifferenti al dramma che si compirà di lì a poco.
Al centro della stanza, tre personaggi riccamente vestiti osservano addolorati gli ultimi istanti della vita del duca, introdotti da un quarto alla presenza di Ercole che siede su un alto seggio e discorre con due visitatori. Al tavolo, infine, siede un notaio che raccoglie le volontà testamentarie del duca morente.
Non vi sono religiosi a presenziare e non vi è alcuna figura femminile: il momento, sospeso in un clima di trepidazione, è politicamente delicato e la politica è considerata cosa da uomini.
Testament of Alfonso I d'Este: the late lamented Duke by beneficiaries (1534) by Anonymous ferrarese artistMusei di Arte Antica
La vignetta sul piatto posteriore interno raffigura il compianto dei poveri beneficiari al cospetto della salma. Assistono alla scena due religiosi benedicenti, corrispettivi terreni degli angeli che attendono di accogliere l'anima del defunto. Alla preghiera degli astanti, unanime e composta, fa eco la resa scenografica del luogo in cui si compie l’atto devozionale.
I contrasti cromatici e le distese pennellate d’oro del catafalco su cui è adagiato il corpo, creano l’effetto di un fondo luminoso, potenziato dal fulgore delle fiamme che svettano dai ceri, cingendo al pari di un’aureola il corpo di Alfonso I.
Percorso a cura di Tatiana De Bartolo e Maria Chiara Mosele.
Ha collaborato Romeo Pio Cristofori.
Per approfondimenti si rimanda a:
- "La miniatura a Ferrara. Dal tempo di Cosmè Tura all'eredità di Ercole de' Roberti", a cura di Federica Toniolo, Franco Cosimo Panini, Modena 1998, pp. 320-321.
- G. Ricci, Il principe e la morte, Bologna 1998, pp. 17-18, 35-36.