Il teatro d'opera a Parma
Nel 1628, quando a Parma si inaugura il “Gran Teatro” (oggi noto come Teatro Farnese) voluto dal duca Ranuccio I Farnese, già da quasi trent’anni quel genere di spettacolo che definiamo opera in musica fa mostra di sé in alcune delle principali corti italiane.
La famiglia dei Farnese – per quanto imparentata con grandi dinastie europee e nonostante le figure eminenti di papa Paolo III, del cardinale Alessandro e del condottiero che porta lo stesso nome – non è passata alla storia per ragioni di rilevanza politica; ma piuttosto come mecenate di artisti ed edificatore di opere architettoniche grandiose: Palazzo Farnese e la Chiesa del Gesù a Roma, Palazzo Farnese a Caprarola di Viterbo; e a Parma: la Residenza Ducale, la Cittadella, il Palazzo della Pilotta, il Gran Teatro (poi Farnese), varie chiese, la trasformazione del castello di Colorno in villa ducale.
Il Gran Teatro
Il luogo ove si svolge l’opera di corte è inizialmente indefinito. Talvolta è casuale, altre volte è un teatro vero e proprio, spesso costruito per una determinata occasione. Così è per il Gran Teatro – oggi noto come Teatro Farnese – voluto dal duca Ranuccio I e progettato dall’architetto ferrarese Giovan Battista Aleotti. Iniziato nel 1618 per la prevista visita di Cosimo II de’ Medici, sarà ultimato dieci anni più tardi per le nozze tra Odoardo Farnese (figlio di Ranuccio I) e Margherita de’ Medici (figlia di Cosimo II).
Naumachia nel Giardino Ducale di Parma (17th Century) di Ilario Spolverini e Carlo DraghiCasa della Musica
L’opera di corte è un evento unico e straordinario destinato a celebrare una circostanza molto particolare legata al potere (una nascita, un matrimonio, un trattato di alleanza, la visita di un personaggio eminente).
CdM - Museo dell'opera di Casa della MusicaCasa della Musica
Gli strumenti
L'enorme sviluppo degli strumenti musicali nelle tradizioni occidentali procedette allo stesso ritmo del crescente successo della musica strumentale come genere indipendente, cioè per tutto il XVI secolo.
L’epoca barocca eredita la maggior parte dei suoi strumenti dal Rinascimento.
I più importanti in ambito cólto sono, tra gli archi il violino, la viola e il violoncello
flauto, oboe, cornetto e tromba tra i fiati.
Il Teatro Ducale
L'indeterminatezza del luogo in cui l'opera viene ospitata cessa quando le nuove classi sociali sorte alla fine del quarto decennio del XVII secolo, nella Repubblica di Venezia, iniziano ad appropriarsi di quello spettacolo nato all'inizio del secolo in ambiente cortigiano. L'idea di un teatro come unico luogo adatto a ospitare eventi musicali comincia a prendere forma con la stessa idea di un teatro virtualmente pubblico, aperto ad un pubblico meno selezionato con finalità prevalentemente economiche. Anche a Parma, alla fine del 1687, si inaugura un nuovo teatro virtualmente pubblico – il Teatro Ducale – che resterà attivo fino ai primi mesi del 1829. Voluto dal duca Ranuccio II e progettato dall'architetto di corte Stefano Lolli, è un tipico teatro all’italiana: la forma a U, con una platea lunga e stretta, 112 palchetti disposti su quattro ordini con al centro il palco dei duchi, e al quinto ordine il loggione.
Macchine di scena - Macchine della pioggia
La macchina della pioggia è composta da un parallelepipedo cavo in legno, di sezione esagonale, imperniato a metà della sua altezza al supporto che lo sostiene; il suo interno è foderato in lamiera sagomata e contiene fagioli o piselli essiccati. Quando il parallelepipedo viene inclinato, più o meno velocemente, la caduta dei legumi produce ora il rumore di una pioggia leggera, ora lo scroscio di un temporale.
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Macchine di scena - Pompa antincendio
Questa pompa è stata creata dall’officina milanese di Giuseppe Leonardi, uno dei più prolifici inventori meccanici dell’idraulica italiana del 19° secolo. La pompa in ghisa, fissata all'interno di un serbatoio di legno rivestito di metallo e alimentato dall’acqua del nuovo pozzo dietro le quinte, era azionata da lunghe leve che garantivano una portata costante del getto.
Macchine di scena - Macchina del vento
La macchina del vento è costituita da un tamburo cilindrico in legno di circa un metro di diametro per uno di larghezza, con asse parallelo al pavimento del palcoscenico, munito di doghe radiali su tutta la sua superficie. Ruotando il tamburo per mezzo di una manovella, lo sfregamento tra le doghe e il panno di cotone, appoggiato su di esse e trattenuto da un contrappeso, riproduce il sibilo del vento.
L'edificio teatrale dei secoli passati è destinato ad accogliere i più vari generi di spettacolo: dal teatro drammatico a quello musicale, dalla musica strumentale alla danza, dalla declamazione poetica alle più diverse forme di “arte varia” (funambolismo e prove ginniche, spettacoli con animali ammaestrati, dimostrazioni “scientifiche”, illusionismo, esposizione di “curiosità”).
Fantasmagoria (19th Century) di Teatro Regio di ParmaCasa della Musica
Nel corso di una serata gli spettatori possono assistere alla rappresentazione di un’opera (o di un dramma) e di un ballo.
I teatri che non possono permettersi l’allestimento del ballo, fra gli atti dell’opera o del dramma avvengono esibizioni di musica vocale o strumentale, coreografiche, declamatorie, di arte varia.
Il Nuovo Teatro Ducale
Agli inizi dell’Ottocento, il Teatro Ducale fatto costruire un secolo e mezzo prima dai Farnese si rivela inadeguato alle nuove esigenze della produzione teatrale e alle ragioni di rappresentanza e decoro sociale espresse dalla Casa regnante. La duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena era una sostenitrice della musica sia in ambito privato sia in quello pubblico. Nasce così, su progetto dell’architetto di corte Nicola Bettòli, il Nuovo Teatro Ducale, giunto pressoché inalterato fino ai giorni nostri, se si escludono le opere di rifacimento interne (della sala in primo luogo) effettuate a metà Ottocento.
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Il nuovo teatro viene inaugurato nel 1829 con La Zaira, opera di Bellini, astro nascente dell’opera italiana.
Grande apertura del nuovo Ducale Teatro di Parma (19th Century) di Teatro Regio di ParmaCasa della Musica
L'apertura del teatro avviene in un'epoca di transizione fra due regni assoluti: quello di Rossini, dominatore incontrastato dell'opera europea nel secondo e terzo decennio del secolo, e quello di Verdi, che monopolizzerà la scena teatrale italiana nei secoli successivi. Il teatro – divenuto “Reale” nel 1849 e poi “Regio” – è testimone di numerosi cambiamenti: dall’apertura alle esperienze provenienti dall’estero (dalla Francia prima, dalla Germania poi) all’estrema evoluzione in senso realistico dell’opera italiana (Mascagni, Leoncavallo, Puccini fra gli altri), fino all’esaurimento dell’opera come genere vitale e alla sua trasformazione in bene culturale.
L'astrolampo del Teatro Regio
Statue in bronzo dorato del lampadario (astrolampo) costruito dalle officine Lacarrière di Parigi. Nel dicembre 1853 il nuovo lampadario inaugura l’impianto di illuminazione a gas che sostituisce il vecchio sistema con candele e lampade a olio. L’illuminazione elettrica arriverà nel 1890.
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Maria Luigia d’Asburgo-Lorena
Nasce a Vienna e figlia dell’imperatore Francesco I, nel 1810 sposa Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi, dal quale ha un figlio: Napoleone Francesco. Dopo la morte di Napoleone, nel 1822 sposa il conte di Neipperg; poi, alla morte di questo, il conte di Bombelles nel 1834. Nel 1815 il Congresso di Vienna - che sancisce la definitiva sconfitta di Napoleone - le assegna il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Governando con mitezza, interviene con particolare assiduità nel campo dell’assistenzialismo e delle opere pubbliche (strade, ponti, edifici). Fa costruire il Nuovo Teatro Ducale, che dopo la sua morte diverrà Regio. Muore a Parma nel 1847, lasciando il ducato nelle mani della reintegrata dinastia dei Borbone.
L’Archivio di musica di Maria Luigia
L’archivio di musica della duchessa – che raccoglie più di 5000 edizioni e 1000 manoscritti – non è solo la diretta testimonianza della sua passione musicale. I generi rappresentati sono assai vari: dalla musica operistica a quella cerimoniale, dalla musica da camera vocale e strumentale a quella da ballo, dalla musica sinfonica a quella sacra.
Verdi e Parma
Quando Verdi inizia la carriera di operista, alla fine degli anni ‘30, Bellini era scomparso da qualche anno; Donizetti era ancora in attività ma entrava nella fase finale della carriera emigrando in Francia; Rossini non componeva più per il teatro da una decina d'anni e una parte considerevole delle sue opere era ormai scomparsa dai cartelloni teatrali, dopo averli monopolizzati per quasi vent'anni. Ciò nonostante, Rossini è ancora il termine di paragone obbligato per i giovani che si dedicano alla carriera di operista; ed è a lui che anche il giovane Verdi si volge con il primo suo trionfo, Nabucodonosor (poi Nabucco), che guarda al Mosè di Rossini quale modello assoluto. Proprio con il Nabucco Verdi debutta felicemente a Parma nell’aprile del 1843. Da quel momento, la sua fortuna è segnata da alcune fasi ben distinte: il favore altalenante degli esordi, l’egemonia dei decenni attorno alla metà del secolo, la glorificazione nella tarda maturità, il parziale oblio nei primi decenni del Novecento.
Verdi e Wagner
Dopo il debutto italiano nel 1871 con Lohengrin, il nome di Wagner figura con crescente assiduità nei cartelloni teatrali italiani e viene spesso assunto quale termine di paragone per le nuove opere, comprese quelle di Verdi. Anche a Parma la presenza del compositore di Lipsia diventa regolare e serrata: in un decennio – dal 1899 al 1909 – dieci repliche di Tristano e Isotta, dodici di Walkiria, venticinque di Lohengrin (seconda, nella graduatoria di quegli anni, solo ad Aida). Ma di Verdi, a parte quest’ultima sempre amatissima opera, solo Il trovatore e La forza del destino hanno in quel lasso di tempo più di cinque repliche.
Il Teatro Reinach
Il politeama Teatro Reinach deve il nome al banchiere tedesco che nel 1866 elargisce alla città di Parma una somma destinata a scopi benefici. Di notevole ampiezza, contiene circa 1500 spettatori. Donato al Comune di Parma , il teatro venne inaugurato nel 1871 con la rappresentazione di una commedia di Parmenio Bettòli e con l'esecuzione di musiche di Giusto Dacci, direttore dell'istituto di musica (il futuro Conservatorio). Le vicende del teatro subiscono una svolta nel 1913, quando viene acquistato e rimodernato dal direttore d’orchestra Cleofonte Campanini col proposito di farne un “Centro musicale di Concorsi Nazionali” per giovani compositori e cantanti esordienti. La guerra prima, e poi la morte di Campanini al culmine della notorietà internazionale, troncano il progetto. Il teatro, ribattezzato “Paganini”, riprende l’attività consueta fino al 1944, quando viene distrutto nel corso di un bombardamento aereo.
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