Il Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia

Il grande capolavoro dell'Officina ferrarese

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Una visita virtuale

Grazie alla tecnologia messa a disposizione da Google Arts and Culture e alla collaborazione con i Musei di Arte Antica, è possibile effettuare una visita virtuale al Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia. Buona visita! 
(NB: le immagini si riferiscono al 2018). 

April (1469-70) by Francesco del CossaMusei di Arte Antica

Il Salone del Principe

Le origini di Palazzo Schifanoia risalgono alla fine del Trecento, quando Alberto d’Este ne promuove la costruzione al di fuori dal tessuto urbano della città. Tuttavia, l’immagine del Palazzo è legata indissolubilmente alla figura di Borso d’Este, signore della città tra il 1450 ed il 1471, e al cosiddetto Salone dei Mesi. Impegnato sin dal 1467 nell'ampliamento della Delizia di famiglia, Borso decide infatti di far decorare anche l’ambiente più grande, fulcro dell’intera costruzione. 

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La genesi del ciclo

A tal fine convoca nel 1469 una nutrita schiera di pittori con l’intento di ornare il Salone in previsione della sua nomina a Duca della città. Autore del programma iconografico – una sorta di grande calendario nel quale si mescolano le esigenze celebrative di Borso, la mitologia antica e l’astrologia araba – è Pellegrino Prisciani, astrologo e bibliotecario di corte. Per quanto attiene invece l’ideatore artistico questo è stato a lungo identificato in Cosmè Tura. Si tratta, in realtà, di una notizia destituita di qualsiasi fondamento e le poche certezze relative all’autografia delle decorazioni si riferiscono alla parete est, dove fu attivo Francesco del Cossa, come prova una lettera che egli stesso indirizzò a Borso nel marzo del 1470. Il grande Salone misura quasi 25 metri di lunghezza per circa 11 di larghezza, l’altezza raggiunge invece i 7 metri e mezzo. La superficie dipinta raggiungeva pertanto i 525 mq, una cifra che fa di questo ambiente uno dei più grandi cicli decorativi profani del Rinascimento.

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Nelle decorazioni superstiti della parete settentrionale, la critica ha invece riconosciuto, tra gli altri, un anonimo pittore noto con il soprannome di “Maestro dagli occhi spalancati”, Ercole de’ Roberti e Gherardo di Andrea Fiorini da Vicenza.

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Un calendario simbolico tra cultura e propaganda

Le pareti sono contraddistinte dalla presenza di dodici sezioni che corrispondevano ai dodici mesi dell’anno: di questo ne sopravvivono solo sette. I mesi sono intervallati da aree nelle quali erano dipinte scene di vita urbana o cortigiana. Il senso di lettura generale è orizzontale, da destra verso sinistra, mentre per quanto attiene ciascun mese si procede in verticale: in alto il Trionfo della divinità protettrice del mese raffigurato, nella fascia mediana il segno zodiacale e i rispettivi decani, infine, l’ultima è dedicata ai fasti del committente, effigiato per ben tre volte in ogni scena mentre ostenta le virtù ducali che contraddistinsero il suo regno.Il Salone era pensato come una sorta di scatola scenica: ventidue paraste dipinte simulano la funzione di reggere il soffitto ligneo partendo da un'alta balaustra decorata da fregi con putti. Questi elementi erano chiamati a suggerire all'osservatore la presenza di uno spazio illusorio, una sorta di loggia all’antica che si apriva sulla Ferrara all’epoca di Borso d’Este.

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La parete meridionale del Salone

In origine gli ospiti di Borso accedevano al Salone dal giardino, dopo aver percorso il grandioso scalone esterno oggi distrutto. La lettura del ciclo cominciava quindi dalla prospiciente parete meridionale, seguendo un senso di lettura orizzontale da destra verso sinistra. Le complesse vicende conservative del Salone hanno determinato la quasi totale scomparsa della superficie pittorica di questa parete, di quella occidentale e, parzialmente, di quella settentrionale. Queste aree non sono state dipinte ad affresco bensì “a secco”, ovvero con una mistura di colla a uovo e a olio su una preparazione di gesso e colla. Tale usanza, del tutto consueta nei centri artistici dell’Italia quattrocentesca, ha però agevolato il deperimento dei dipinti murali che risultavano quasi illeggibili già nella prima metà del Settecento.

The Pope and the Duke Borso d'Este acclaimed by the people (1469-1470) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Tra le porzioni oggi quasi illeggibili vi è proprio l’inizio del ciclo, collocato nella parete sud in alto a destra. Qui il poco che si intravede mostra una figura in piedi con una lunga veste bianca e un copricapo, e un'altra seduta nella quale pare potersi riconoscere lo stesso Borso. Nella parte inferiore si scorgono invece delle colonne che reggono la trabeazione che fa da base alla scena superiore e alcune figure maschili e femminili che vi assistono. Qui vi sarebbe rappresentato per alcuni "L’investitura di Borso d’Este a Duca di Ferrara" da parte di Paolo II. L'avvio del ciclo decorativo, quindi, sarebbe caratterizzato dall’evento culminante della carriera politica di Borso.

Un dettaglio con la figura di Borso d'Este, riconoscibile dal sontuoso abito, seduta al cospetto del papa.

January by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Gennaio rappresentava il Trionfo di Giunone, mentre nella fascia astrologica trovava posto il segno dell’Acquario. Alcuni frammenti lasciano intuire quanto fosse ricca fosse la decorazione.

Urban scene (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Al centro della parete meridionale trovava posto un camino di dimensioni monumentali. Attorno ad esso, quindi tra il mese di Gennaio e Febbraio, sono parzialmente visibili due quinte urbane popolate da cavalieri e da cortigiani festanti. Nel contesto della decorazione del Salone questa porzione doveva rivestire notevole importanza, trattandosi di scene di dimensioni più ampie degli stessi mesi. Ciò ha spinto diversi studiosi ad ipotizzare che in quest’area vi fosse rappresentata la giostra che si tenne nel 1464 dopo la peste che colpì Ferrara, un evento ricordato dalle cronache come fastoso e al quale partecipò, oltre a Borso, anche il futuro duca Ercole d’Este.

Urban scene (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

La caduta quasi completa della pellicola pittorica non impedisce di riconoscere alcuni ambienti della città come il Duomo, il Castello e il Palazzo Ducale (oggi Palazzo Comunale).

February (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Anche Febbraio si presenta quasi del tutto illeggibile. Nella parte superiore vi era il Trionfo di Nettuno mentre il segno zodiacale era quello dei Pesci.
Nel registro cortigiano si scorge, tra gli altri, il profilo di Borso d’Este.

Knights and Urban scene (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Nella porzione di decorazione successiva, dopo la finestra, si intravede una quinta urbana particolarmente elaborata. Nell’area inferiore si intravedono invece delle figure a cavallo che appaiono realizzate, anche in questo caso, sfruttando un cartone preparatorio reimpiegato più volte nella decorazione del Salone, anche sulla parete simmetricamente opposta. Lo stato di conservazione, assai compromesso, e le ampissime cadute di colore evidenziano nei volti il verde della preparazione sopra la quale erano poi stati realizzati dal pittore gli incarnati.

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La parete orientale e Francesco del Cossa

L'intera parete orientale - con i mesi di Marzo, Aprile e Maggio - è stata dipinta da Francesco del Cossa. Il suo nome fu speso per la prima volta in via ipotetica da Fritz Harck nel 1871, qualche anno dopo la riscoperta degli affreschi, ipotesi poi confermata dal ritrovamento della lettera indirizzata da Cossa allo stesso Borso d’Este nel marzo 1470, in cui l’artista si dichiarava l’autore di «quilli tri campi verso l’anticamera», ovvero delle decorazioni della parete est. Nell’ambito della cosiddetta “officina ferrarese” Francesco del Cossa occupa un posto di rilievo. Il suo instancabile sperimentalismo, animato da un rapporto privilegiato con la scultura e con la luminosa pittura fiorentina sua contemporanea, lo porta ad assumere il ruolo di antagonista nei confronti del linguaggio fantasioso e popolare di Cosmè Tura. Tale opposizione sfocerà in un aperto contrasto con la corte di Borso che porterà il pittore, scontento del trattamento salariale ricevuto, ad abbandonare Ferrara per Bologna dove diventerà l’artista prediletto dei signori della città, i Bentivoglio.

March (1469-70) by Francesco del CossaMusei di Arte Antica

Il mese di Marzo apre la decorazione della parete orientale del Salone.

La parte mitologica è dedicata al Trionfo di Minerva, assisa su un trono trainato da unicorni bianchi, simboli della purezza. La divinità è qui proposta come dea della giustizia e, seguendo l’Astronomica di Manilio, come protettrice del segno dell’Ariete. La sua tutela è estesa alle arti e alle mansioni femminili, come testimonia il gruppo di sapienti a sinistra e le donne intente a filare e a tessere a destra. Quest’ultima presenza è stata interpretata anche come esaltazione di Borso, il quale aveva favorito l’introduzione a Ferrara della lavorazione della seta e promosso le attività tessili.

Nella fascia mediana il segno dell’Ariete è accompagnato dai tre decani. A lungo interpretate come allegorie morali, esse rappresentano invece (come ha chiarito il grande storico dell'arte tedesco Aby Warburg nel 1912), figure mitologiche legate alla cultura divinatoria di matrice araba: in ciascun mese, tre per volta, esse sono chiamate a rappresentare le 36 decadi in cui si usava suddividere il cerchio astrologico. L'ideatore del ciclo, Pellegrino Prisciani, ha tratto ispirazione dal matematico e astrologo persiano Albumasar (IX sec.), i cui scritti, tradotti in latino, erano presenti nella biblioteca di corte, assieme ad altri come l’Astronomicon del poeta Mario Manilio (I sec.), determinanti per la creazione dei decani di Schifanoia.
Nel contesto di Marzo, l’uomo dalle pelle scura e il vestito stracciato è stato identificato col “vir niger” – che Albumasar riteneva essere la rappresentazione dell’antica costellazione di Perseo –, la donna al centro con la costellazione posta sotto la sovranità di Cassiopea, mentre l’elegante giovane a destra allude alla costellazione di Enioco.

Nella fascia “terrena”, come in tutto il ciclo, domina la figura di Borso raffigurato in tre distinte occasioni. Con didascalica chiarezza sono rappresentati gli effetti del suo buongoverno sugli uomini e sul territorio, generati dalle virtù ducali tanto osannate dalla letteratura di corte. Tali virtù si condensano iconograficamente nelle aree in cui Borso è rappresentato in piedi, quasi sempre all’interno di una quinta architettonica, attorniato dai suoi consiglieri, cortigiani e sudditi. Nel caso del Marzo, il riferimento alla giustizia è suggerito dall’iscrizione sull’architrave ornato da un profilo in rilievo all’antica dello stesso Borso.

April (1469-70) by Francesco del CossaMusei di Arte Antica

Aprile e il relativo segno del Toro sono posti sotto la tutela di Venere, il cui carro è trainato da eleganti cigni. Dinanzi a lei Marte è inginocchiato e incatenato: un’evidente allusione al potere che l’amore può avere sulla guerra. A sottolineare il clima idilliaco favorito dalla protezione della dea, alcuni giovani cortigiani si scambiano effusioni, giocano e suonano.

Lo spazio zodiacale è occupato dal Toro e dai suoi tre decani: a sinistra la donna col bambino allude alla costellazione delle Pleiadi, mentre la figura al centro con la grande chiave si riferisce a Sirio, la stella della costellazione del Cane. L’ultima figura, l’arcigno uomo scuro con i denti aguzzi da cinghiale, accompagnato da un cavallo e da un cane, sembra una sintesi iconografica di diverse tradizioni astrologiche e parrebbe potersi identificare con Aldebaran o con la costellazione delle Iadi, la cui traduzione latina risale a un vocabolo greco che indica proprio il cinghiale.

Nella fascia “cortigiana” si scorge a sinistra la consueta scena di caccia. A destra, un Borso affabile e sorridente consegna un’onorificenza a Scocola, il suo buffone di corte preferito. Poco sopra è raffigurato il Palio di Ferrara, straordinario spaccato urbano di una città che appare memore dell’insegnamento classicista di Leon Battista Alberti.

È da rimarcare il miracoloso equilibrio raggiunto da Cossa in ogni parte dell’Aprile, senza dubbio la più riuscita composizione dell’intero ciclo. Memorabili infatti risultano molti dei brani del Trionfo, fortunatissima icona di Ferrara e dell’arte ferrarese, come il vigoroso decano sulla destra o il paggio seduto in primo piano sul bordo della composizione.

May (1469-70) by Francesco del Cossa and workshopMusei di Arte Antica

Il mese di Maggio è l’area della parete est che ha sofferto di più gli usi impropri imposti al Salone nel Sei e Settecento.

La fascia superiore raffigura il Trionfo di Apollo, il cui carro è guidato da Aurora ed è trainato da cavalli mentre la divinità posta a protezione del segno dei Gemelli regge in mano il sole. A destra, nella porzione superiore, sono effigiate le Muse mentre sotto di esse trovano posto diversi bambini: il cui significato non è decifrabile con certezza. A sinistra, si scorgono vari umanisti intenti a discutere.

La porzione zodiacale vede al centro i Gemelli attorniati dai tre decani: il primo da sinistra – difficilmente identificabile – è un probabile riferimento alla costellazione dell’Auriga, il secondo è composto dalle figure di Apollo ed Ercole che l’astrologo greco Tolomeo faceva coincidere con le stelle di Castore e Polluce. L’ultimo decano, una raffinata figura di arciere, si riferisce ancora alla sfera indiana di Albumasar ed è desunto dalla raffigurazione dell’Apollo greco.

La scena inferiore, purtroppo mutila per la quasi totalità a causa dell’apertura di una porta nel Settecento, presenta solo pochi brani di pittura: si scorgono scene di vita di campagna che sicuramente accompagnavano il passaggio di Borso e del suo seguito.

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La parete settentrionale

L'altra porzione dipinta ad affresco è costituita dalla parete nord, con i mesi che vanno da Giugno a Settembre. All'opera diversi artisti, il cosiddetto "Maestro dagli occhi spalancati", Gherardo di Andre Fiorini da Vicenza e, soprattutto, Ercole de' Roberti. Lo stato di conservazione dei mesi che vanno da Giugno a Settembre è stato compromesso nel corso del tempo dalle infiltrazioni d’umidità che nel 1964 hanno consigliato il distacco degli affreschi, poi trasportati su nuovo supporto nel 1999-2000 prima di essere ricollocati.

Knights (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Come per la porzione adiacente l’angolo sud-est, anche nell’area prossima all’angolo nord-est compaiono dei cavalieri che, al trotto, reggono degli stendardi. L’anonimo autore, per il quale in passato è stato speso il nome di Tura, svetta per qualità e per affinate soluzioni plastiche, cromatiche e luministiche, elementi che ne fanno uno degli migliori pittori attivi nel Salone.

June (1469-1470) by Master of the wide eyesMusei di Arte Antica

Nel Giugno campeggia nella scena superiore il Trionfo di Mercurio il cui carro è, questa volta, raffigurato di profilo. Questa divinità era posta tradizionalmente a protezione del commercio, come documenta la presenza, a destra come a sinistra, di mercanti dai preziosi abiti. Rafforza il riferimento la presenza del corpo senza vita di Argo che fu decapitato dallo stesso Mercurio su incarico di Giove al fine di liberare Io, la ninfa trasformata in giumenta da Giunone (come narrato da Ovidio nelle Metamorfosi).

La fascia astrologica è contraddistinta dal Cancro attorno al quale troviamo il primo decano identificabile con Orione, quello seguente costituito da due donne la seconda delle quali, quella seduta, pare potersi identificare con Iside, mentre il terzo è parte della costellazione di Argo: le fattezze di quest’ultimo paiono rimandare a Canopo, nocchiere di Argo, morto per il morso di un serpente.

Nel paesaggio e nei caseggiati del fondale della scena borsiana si è proposto di riconoscervi la delizia di Belriguardo e l’area circostante, identificando nella scena di sinistra Borso d’Este che lì riceve il titolo di Signore di Ferrara da Agostino Villa, giudice dei Savi.

Pur non essendo presente alcun documento relativo a questo mese, la critica è da tempo concorde nel ritenere unitaria l’esecuzione dei tre registri. Per identificare questo artista si è dapprima proposto il nome convenzionale di “Maestro B”, poi quello più caratteristico di “Maestro dagli occhi spalancati” (A. Venturi), a causa degli occhi dei personaggi dipinti da questo artista a forma «di romboide, spalancati con dilatate e nere pupille».

Attorno all’affresco di Schifanoia sono state così raccolte altre opere (tre presso la Pinacoteca Nazionale di Ferrara: la Madonna col Bambino già Santini e l’antependium già Vendeghini Baldi, le decorazioni del soffitto del dormitorio piccolo di Sant’Antonio in Polesine; l’Ascensione dell’Abbazia di Nonantola), facendo emergere la figura di un pittore alquanto operoso nella Ferrara del 1470 circa, che dimostra di avere meditato a lungo sulla elettrizzata visione della realtà proposta dai miniatori che diedero vita alla straordinaria Bibbia di Borso, custodita presso la Biblioteca Estense di Modena.

July (1469-1470) by Master of the wide eyes and workshopMusei di Arte Antica

Il mese di Luglio è caratterizzato dalla rappresentazione nel registro superiore del Trionfo di Giove. Questi siede sul carro con Cibele a proteggere il mese del Leone, come prescrive Manilio negli Astronomica. Sullo sfondo a destra è rappresentato Attis, il cui mito è legato a quello di Cibele che, reso pazzo da Agdistis, si evira sotto un pino morendo dissanguato. Il matrimonio effigiato a sinistra è stato invece interpretato come un riferimento all’unione della sorella di Borso, Bianca, con Galeotto della Mirandola nel 1468.

La fascia astrologica si apre a sinistra con una figura con tunica talare assisa su albero, riferimento alla costellazione dell’Idra e al relativo mito. Segue il segno zodicale del Leone con al di sopra il secondo decano, derivato, come il precedente, dalla sfera indiana di Albumasar, ed identificabile con Regulus, come paiono testimoniare la presenza del mirto e della freccia. Questa porzione d’affresco si chiude con una truculenta figura che si nutre di carne individuata dagli studiosi con Boote, custode della costellazione dell’Orsa.

Nella fascia terrena il consueto corteo borsiano è ambientato in un paesaggio nel quale si è provato a riconoscere le sembianze di San Giorgio fuori le Mura (a destra) e del monastero di Sant’Antonio in Polesine (a sinistra), luoghi cari all’immaginario politico-celebrativo borsiano.

Dal punto di vista stilistico non c’è stata a lungo concordia tra gli storici circa l’identificazione del numero di artisti attivi nell’intero mese. Gli studi più recenti mirano però a semplificare, riscontrando una sostanziale continuità nei mesi del Leone e del Cancro. I modi corposi e angolari di costruire le figure, le tinte delicate e luminose, gli occhi spalancati, persino la calligrafia della pennellata che chiude i contorni, non paiono affatto distanti dal Maestro dagli occhi spalancati, soprattutto nel registro superiore e mediano del Luglio, dove lo stile è compatto, rivelando semmai, solo nel decano di destra qualche differenza di stesura. L’omogeneità stilistica dei mesi di Giugno e Luglio lascia pensare che i due settori siano stati dipinti in stretta contiguità, operando forse su uno stesso ponteggio che veniva abbassato man mano che si terminava il lavoro sulle coppie dei Trionfi, per poi passare alle scene zodiacali ed arrivare al registro cortigiano.

August (1469-70) by Gherardo di Andrea Fiorini da Vicenza (?)Musei di Arte Antica

Il Trionfo di Cerere caratterizza la porzione mitologica dell’Agosto: la dea è raffigurata sul consueto carro, qui trainato da dragoni alati, mentre reca nella mano destra la spiga, così come prescritto negli Astronomica di Manilio. A destra, sullo sfondo si scorge il ratto della figlia di Cerere, Proserpina, considerata protettrice dei raccolti. Non a caso, quindi, questa parte della decorazione è dedicata all’attività agricola.

Attorno al segno zodiacale della Vergine troviamo ancora personaggi tratti dalla sfera indiana e persiana di Albumasar: a sinistra Proserpina, al centro una figura di difficile interpretazione astrologica e a destra una donna in atto di pregare che, secondo studi recenti, pare fare riferimento a Iside.

Nel registro inferiore, l’attività ducale principale è stata identificata con Borso che riceve un ambasciatore.

Dal punto di vista dello stile, una tradizione critica che risale a Fritz Harck (1884) ha a lungo riunito i mesi di Agosto e Settembre sotto lo stesso pennello, riconoscendo talvolta questo artista in Cosmè Tura. Nel 1934 però Roberto Longhi tracciò un solco assai netto tra i due mesi: Agosto era da lui considerato di debole mano al contrario di Settembre, letto come opera di un artista di grandissima levatura, che il grande storico dell’arte identificò con il terzo grande protagonista dell’“officina ferrarese”: Ercole de’ Roberti.

Nel corso del tempo, però, si è assistito ad un recupero critico di Agosto grazie essenzialmente agli studi di Carlo Volpe (1977). Riscontrando in questo mese una realizzazione unitaria, Volpe invertiva i rapporti di forza instaurati fino ad allora, evidenziando come ogni idea plastica ed espressiva applicata da Ercole nel Settembre trovi un corrispettivo sostanziale e meno estremista nelle figurazioni del Maestro attivo nel mese di Agosto. Questa relazione tra i due mesi è stata risolta da Volpe stesso in un rapporto maestro-allievo, suggerendo che l’anonimo autore dell’Agosto sia stato il maestro del più giovane Ercole, nel 1469 pressoché esordiente.

Un fortunato ritrovamento documentario ha consentito di dare maggiore sostanza a questa ipotesi: nel marzo del 1467 Ercole de’ Roberti è infatti garzone di bottega presso il “depintore de la corte” Gherardo di Andrea Fiorini da Vicenza. Ciò ha portato a svelare il nome del Maestro dell’Agosto e ha dato forma a uno degli artisti meglio documentati della Ferrara estense, il cui ruolo a corte fu centrale. Curiosa figura di decoratore di oggetti, trofei, palazzi e carte da gioco, il nome di Fiorini emerge dalle carte d’archivio sovente in relazione alle imprese decorative borsiane, a Belfiore come a Belriguardo, sino al palazzo e al monastero della Certosa. L’artista sembra conservare un ruolo di punta anche con Ercole I, distinguendosi come uno dei più longevi artisti del tempo.

September (1469-1470) by Ercole de' RobertiMusei di Arte Antica

Se Agosto rappresenta il mese delle attività agricole, Settembre è tradizionalmente votato alle arti meccaniche. Il protagonista della prima scena è perciò Vulcano, il cui trionfo è evocato dal carro trainato da scimmie. A sinistra, dominano la scena i ciclopi intenti a creare le armi del dio e lo scudo di Enea ornato dalla rappresentazione della lupa che allatta Romolo e Remo. A destra, le due figure distese a letto sono state interpretate come Venere e Marte o come Ylia e Marte, genitori di Romolo.

I decani attorno alla Bilancia non offrono certezze interpretative. Assai dubbia l’identità del primo, un curioso suonatore di flauto, e del secondo, dalle caratteristiche animalesche, forse raffigurazione di Engonasin, padre di Calisto cioè dell’Orsa maggiore. Il terzo decano, composto da due personaggi, è invece ben descritto da Albumasar e allude alla costellazione del Centauro.

Nella parte riservata a Borso, un’antica ma inverificabile teoria vede la scena di maggior importanza incentrata sul marchese che riceve l’ambasciatore veneziano.

Il mese di Settembre si caratterizza per la particolare veemenza espressiva e plastica presente nelle scene del Trionfo e dei decani, ma anche per le straordinarie e felicissime invenzioni che spaziano dalle due figure mitologiche a letto, alla barbara violenza della fucina di Vulcano, dal decano-arciere col volto seminascosto a quello che sovrasta la bilancia con il tremendo volto fortemente scorciato rivolto verso l’alto. Nell’Ottocento, sulla scorta delle fonti settecentesche, il riferimento a Tura o alla sua bottega è stato d’obbligo, finché nel 1934 Roberto Longhi separò nettamente il «mediocre pittore di Agosto» dal «giovane lavorante [che] trova ancor modo di inventare lì per lì un suo personale cubismo furente e immaginoso», identificando quest’ultimo in Ercole de’ Roberti. Esordirebbe così a Schifanoia il terzo grande protagonista dell’Officina ferrarese, che in seguito avrebbe collaborato con Cossa al polittico Griffoni in San Petronio a Bologna, dipingendo tra l’altro la movimentata e stupefacente predella, ora conservata ai Musei Vaticani.

L’intuizione longhiana ha trovato in Italia consensi che sfiorano l’unanimità, mentre gli studiosi di matrice anglosassone tendono tuttora a rifiutare tale attribuzione, contrapponendo l’argomento che nel 1469 l’artista doveva essere troppo giovane.

La pubblicazione dell’importante documento cui si fa cenno nella sezione dedicata al mese di Agosto, attesta come Ercole de’ Roberti fosse nel 1467, prima che collaboratore di Cossa, garzone della bottega di Gherardo da Vicenza, convalidando l’ipotesi che maestro e allievo debbano aver lavorato rispettivamente al mese di Agosto e di Settembre; inoltre, altre analisi documentarie testimoniano che nel 1469, al momento dei lavori a Schifanoia, Ercole doveva avere almeno 19 anni: un’età più che compatibile con l’incarico di eseguire la decorazione del mese di Settembre.

Un dettaglio di Settembre con la Fucina di Vulcano.

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La parete occidentale

La porzione ad affresco si arresta con il mese di Settembre. Nella scena urbana che si intravede attorno all’antico accesso al Salone, e anche nei mesi della parete occidentale, è impiegata la stessa tecnica pittorica impiegata nell’ala meridionale del Salone. Come in quelle aree, quindi, il colore è quasi del tutto scomparso.

Knights and Urban scene (1469-1470) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Nella parte superiore si intravedono mura cittadine che seguono sicuramente il percorso narrativo urbano delle altre porzioni non tripartite del resto del Salone. È stato suggerito che queste mura possano identificarsi con quelle poste a sud-ovest della città e che qui vi fosse rappresentato l’ingresso in città di Borso il primo ottobre del 1450, proveniente da Belriguardo, dopo aver ricevuto la nomina a nuovo marchese di Ferrara dopo la morte del precedente marchese Leonello d’Este.

Nel registro inferiore si intravedono, alla destra dell’originario ingresso, il profilo di un gruppo di cavalieri; questi si leggono meglio in un’eliografia realizzata negli anni Venti del Novecento proprio per meglio comprendere le aree danneggiate (conservata presso i Musei Civici di Arte Antica): ciò lascia desumere che qui si sia impiegato ancora una volta il cartone dei cavalieri più volte segnalato negli altri mesi e che pertanto vi fosse raffigurato Borso.

October (1469-1470) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Dei mesi di Ottobre e Novembre sopravvive ben poco: essi dovevano recare nella parte superiore e mediana rispettivamente il Trionfi di Marte e il segno dello Scorpione, il Trionfo di Diana e il Sagittario.

L’accesso murato che interrompe il muro nel mese di Ottobre non è frutto di manomissioni. Da questo varco Borso poteva raggiungere la propria cappella privata, ornata sull’altare da un dipinto di Gherardo di Andrea Fiorini da Vicenza. La cappella è stata abbattuta in occasione della costituzione dello scalone di accesso attorno alla metà dell’Ottocento.

November (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

December (1469-70) by Anonymous artist from FerraraMusei di Arte Antica

Del mese di Dicembre, invece, si scorge qualcosa in più. Il Trionfo di Vesta, infatti, conserva brani di pittura di altissima qualità: delicati accordi cromatici, una finissima capacità di dipingere i dettagli e, infine, una luce radiosa che appare debitrice non solo alla tradizione estense ma, ancora di più, a quella fiorentina. Per questo ancora ignoto artista è stato coniato l’appellativo di “Maestro del Trionfo di Vesta”.

Nel registro terreno – come si evince dal poco che si vede e, soprattutto, grazie anche alle eliografie realizzate nel 1923 da E. Fontana, tratte dai rilievi tracciati da Giuseppe Mazzolani – il ciclo terminava non con la consueta scena cortigiana, bensì con la rappresentazione del Volto del Cavallo di Palazzo Ducale (oggi Comunale) ove era collocata la statua equestre di Nicolò III: un’immagine che legava pertanto Borso al patriarca estense, a sottolineare la continuità della dinastia.

Credits: Story

Percorso a cura di Tatiana De Bartolo e Maria Chiara Mosele. Con la collaborazione di Romeo Pio Cristofori.

Palazzo Schifanoia è attualmente chiuso per consentire lo svolgimento di importanti restauri architettonici.

Per approfondimenti:
- M. Bertozzi, La tirannia degli astri: gli affreschi astrologici di Palazzo Schifanoia, Livorno 1999.
- G. Sassu, Verso Schifanoia in Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte al tempo di Borso d’Este, catalogo della mostra a cura di M. Natale, Ferrara 2007, 415-455.
- S. Settis, W. Cupperi (a cura di), Il Palazzo Schifanoia a Ferrara, Modena 2007.

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