Alcune tra le
più importanti vicende storiche del Politecnico di Milano raccontate in
occasione dei 150 anni della sua fondazione attraverso gli oggetti del Museo
Nel corso della vita del Politecnico di Milano ne sono state scritte, di storie. Non si tratta solo di storie di ingegneria, architettura e design, né solo di scoperte tecniche o innovazione scientifica. Sono storie di persone il cui lavoro, ma soprattutto la passione per ciò in cui credevano, hanno segnato il progresso dell’umanità e cambiato la storia della società. Se oggi voliamo, visitiamo un museo o accediamo facilmente all’energia elettrica, lo dobbiamo anche a loro.
Per i primi 150 anni di vita dell’Ateneo vogliamo raccontare questa storia in un modo un po’ diverso: attraverso gli oggetti, in particolare quelli esposti al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano e che hanno stretta attinenza con le vicende del politecnico.
Saranno gli oggetti, quindi, a raccontarci una storia: se sapremo ascoltarla, attraverso la loro voce conosceremo un Politecnico di cui non abbiamo conoscenza o memoria. Sono stati individuati secondo percorsi, sia fisici che intellettuali, chiamati “strade” che corrispondono ad alcuni fra i più significativi personaggi legati al Politecnico.
Giuseppe Colombo
scintille d'energia
Giuseppe Colombo esprime in modo completo il clima intellettuale che caratterizza l’Italia tra Ottocento e Novecento. Imprenditore lungimirante, è uno dei promotori della nascita dell’industria elettrica italiana. Nel 1883, per sua iniziativa, in via Santa Radegonda a Milano si inaugura la prima centrale elettrica dell’Europa continentale. Nel 1896 Colombo diventa presidente della società elettrica Edison. Riveste anche importanti cariche politiche: tra il 1886 e il 1900 è Deputato, Ministro delle Finanze, Ministro del Tesoro, Presidente della Camera dei Deputati e Senatore del Regno d’Italia.
Centrale
termoelettrica Regina Margherita
Installata nel setificio Egidio e Pio Gavazzi, è utilizzata per l’illuminazione degli ambienti e per il funzionamento dei telai. Inaugurata nel 1895 alla presenza di Umberto I e di Margherita di Savoia, funziona fino al 1950. È costituita da una motrice a vapore a due cilindri orizzontali costruita dalle officine Franco Tosi di Legnano e da una coppia di alternatori della Brown Boveri, azienda di primo piano nel settore elettromeccanico.
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La Regina Margherita esposta all'ingresso del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano
Motore diesel Savoia
È un motore diesel monocilindrico, con potenza di 60 CV a 30 giri al minuto, databile attorno agli anni Venti e donato nel 1970 al Museo dal Politecnico di Milano. È stato a lungo impiegato a scopi didattici presso il laboratorio di Meccanica industriale e utilizzato anche da Giuseppe Colombo per le sue esercitazioni pratiche. Il numero di allievi, a quel tempo esiguo, permetteva al docente di seguire ogni studente individualmente.
Dinamo Edison
Proviene dalla prima centrale termoelettrica d’Europa inaugurata nel 1883 in via Santa Radegonda a Milano, su un’area vicinissima al Duomo dove prima sorgeva un teatro. La centrale è destinata alla produzione di energia elettrica in corrente continua per illuminare la città e resta attiva fino al 1922. Gli impianti vengono demoliti nel 1926 e al loro posto si trova oggi il Cinema odeon.
Regolatore tachimetrico Riva
Giuseppe Colombo forma generazioni di ingegneri, molti dei quali hanno fondato industrie nei più diversi settori produttivi e hanno dato un impulso economico all’italia. Tra questi Alberto Riva, fondatore della Riva, società nota soprattutto per la progettazione e realizzazione di turbine idrauliche, e Guido Ucelli, suo dirigente. Questo regolatore, basato su di un sensore di velocità centrifugo, è stato brevettato nel 1901.
Enrico Forlanini i primordi del volo
Enrico Forlanini non fu soltanto un ingegnere, un aeronauta e un uomo di scienza, sebbene la ricerca e la sperimentazione abbiano contraddistinto la sua vita e il suo operato. Né fu solo un imprenditore, nonostante la sua capacità di fondare industrie e gestirle con successo, tratto distintivo, in quegli anni, di molti uomini del Politecnico. Forlanini fu innanzitutto un innovatore, capace di credere e realizzare i propri sogni.
Conosciuto per il contributo di rilievo dato all’evoluzione del volo nell’età pionieristica, a lui si devono molte realizzazioni fondamentali per la conquista del cielo, oltre che per il progresso scientifico. Significativi i suoi studi sull’elicottero, che portarono alla costruzione di un elicottero sperimentale a pale controrotanti, la prima macchina più pesante dell’aria in grado di alzarsi da terra. Da ricordare anche la serie di dirigibili usata per oltre trent’anni nell’aviazione militare e civile, e l’idroplano, capace di volare sull’acqua e antesignano del moderno aliscafo.
Elicottero sperimentale di Enrico Forlanini
Enrico Forlanini realizza un elicottero sperimentale mosso da un motore a vapore che aziona due eliche controrotanti. È la prima macchina “più pesante dell’aria” che fu in grado, pur senza pilota, di alzarsi in volo. Nel 1877 viene presentato ai Giardini Pubblici di Milano dove si solleva da terra e raggiunge l’altezza di 13 metri, con un volo di 20 secondi, alla presenza di autorevoli personalità in campo imprenditoriale e scientifico.
Macchi MC 205 V
Molti progettisti di aerei nei primi decenni del Novecento possono idealmente considerarsi allievi di Forlanini. Fra questi un posto di rilievo spetta a Mario Castoldi, laureato al Politecnico nel 1913 e direttore tecnico dell’Aeronautica Macchi, per la quale progetta diversi aerei. L’MC 205 V, aereo da caccia veloce e maneggevole, entrò in servizio nel 1943 e fu protagonista di molte vicende della Seconda Guerra Mondiale.
Motore aeronautico Isotta Fraschini Asso 500
Cesare Dal Fabbro, fondatore dell’isotta Fraschini, è il primo docente di Scienze Aeronautiche (1910) al Politecnico di Milano. Nel 1900 incontra Forlanini ed instaura con lui un rapporto di amicizia oltre che di collaborazione: insieme realizzano l’idroplano, antenato del moderno aliscafo, e tutta la serie dei dirigibili F di Forlanini. Questo motore 12 cilindri a V di 60° raffreddato ad acqua fa parte di una famiglia di motori modulari con componenti comuni ed intercambiabili che garantivano costi di produzione più contenuti.
Giulio Natta dalla
struttura della materia al Nobel
Giulio Natta consegue nel 1927 la libera docenza in Chimica generale. Nel 1932 è a Friburgo e qui nasce il suo interesse per le sostanze macromolecolari. Tornato in Italia, comincia a lavorare sulla diffrazione di elettroni occupandosi di sostanze polimeriche ricevute dal professor Staudinger, fondatore della chimica dei polimeri. Il lavoro di ricerca di Natta si concentra sullo studio degli alti polimeri.
Dal 1938 copre la cattedra di Chimica industriale al Politecnico di Milano per 35 anni. Qui dirige l’Istituto di Chimica industriale, svolge importanti ricerche per la produzione della gomma sintetica e nel 1954 riesce a realizzare un laboratorio per il polipropilene. Dopo la Seconda Guerra Mondiale inizia il suo rapporto con la società Montecatini. È una delle più proficue collaborazioni tra università e industria del dopoguerra che porterà alla produzione di circa 4000 brevetti. La comunità scientifica conferisce a Giulio Natta il Nobel per la chimica nel 1963 grazie alla sua straordinaria invenzione, il polipropilene isotattico. Le ricadute sociali di questa scoperta sono state molteplici in ogni settore e hanno portato alla produzione industriale di un materiale insostituibile.
Bancone da
laboratorio e modello di polipropilene
Questo oggetto, databile intorno al 1950, proviene dal laboratorio utilizzato da Giulio Natta al Politecnico di Milano. Idealmente, si può pensare che su di esso sia nato il polipropilene isotattico per cui nel 1963 Natta ha vinto il premio Nobel per la Chimica. Sul bancone sono appoggiate anche copie anastatiche di alcune pagine autografe di Natta e accanto si trova il modello molecolare spaziale del polipropilene isotattico. Nelle vetrine di fronte al bancone sono esposte le copie della medaglia e del diploma del premio Nobel.
Pressa per
stampaggio di polimeri termoplastici
La pressa è costituita da uno stampo diviso in due parti uguali e da uno stantuffo. Lo stampo costituisce il negativo dell’oggetto da realizzare e lo stantuffo, azionato da una leva a mano, comprime nello stampo il polimero, preventivamente riscaldato per via elettrica. A operazione ultimata, lo stantuffo viene allontanato, lo stampo aperto e l’oggetto realizzato può essere estratto.
Collezione Montedison
La collezione Montedison è composta da numerosi oggetti realizzati in tecnopolimero. Il nucleo originario è costituito dalla Collezione Rabolini, raccolta e ampliata da Anna Rabolini tra il 1975 e il 1982. Si tratta di 517 pezzi databili dalla seconda metà dell’ottocento alla prima metà del Novecento e costituiscono un’interessante testimonianza dei frutti della collaborazione tra Natta e la Montecatini.
Sgabello ‘la Bohème’
Giulio Castelli, allievo di Natta, si laurea in ingegneria chimica nel 1949 al Politecnico di Milano. Nello stesso anno fonda la Kartell, azienda affermata a livello internazionale e fin da subito nota per la produzione innovativa di arredi in materiale plastico. Nel 1956 Castelli è tra i fondatori dell’Associazione per il Disegno industriale che promuove il premio Compasso d’oro. Gli oggetti sono due esempi caratteristici della produzione Kartell.
Giovanni Battista Pirelli
la nascita di un nuovo materiale
Giovanni Battista Pirelli è un personaggio fondamentale nell’industria della gomma in Italia e, di conseguenza, in tutti i numerosi settori industriali che utilizzano questo materiale. Nel 1872 fonda la “G. B. Pirelli & C.” per la produzione di articoli in gomma. In pochi anni, oltre a tubi, cinghie e tele gommate, l’azienda produce tappeti, tessuti e vestiti impermeabili, articoli per merceria, tipografia, uso sanitario e giocattoli. Nel 1879 inizia la fabbricazione di cavi e conduttori per il trasporto di energia elettrica e per le comunicazioni, diventando in breve tempo leader mondiale.
Nel 1883 comincia la produzione di fili elastici per tessitura e tra il 1884 e il 1887 quella di cavi sottomarini. Risale al 1899 la fornitura dei cavi per la centrale idroelettrica del Niagara in Canada realizzata dall’azienda Riva. La produzione di pneumatici è inizialmente destinata alle biciclette. Dal 1901, con la nascita del primo pneumatico italiano per automobile chiamato Ercole, si rivolge anche ad autovetture e autocarri.
Cavi sottomarini per
uso telegrafico
Negli anni ‘80 del XIX secolo la Pirelli avvia la produzione di cavi in rame per uso sottomarino, fondamentali per la nascita delle telecomunicazioni intercontinentali. Data la rilevanza di questo nuovo settore industriale, la Pirelli commissiona e fa appositamente costruire in inghilterra la “Città di Milano”, una nave posa cavi con cui si rende del tutto autonoma in ogni fase del cablaggio di una rete, dalla produzione alla posa in opera. Grazie alla “Città di Milano” e ad altre navi analoghe varate successivamente, la Pirelli posa migliaia di chilometri di cavo sia in acque italiane sia straniere. Questi cavi, antecedenti alla produzione industriale di Pirelli, rappresentano un esempio di quelli che saranno poi tra i più importanti prodotti dell’Azienda.
Mescolatore per
gomma
Il mescolatore è una macchina fondamentale per la lavorazione della gomma. Questo esemplare, che risale al 1948, si fonda sugli stessi criteri delle macchine che verranno successivamente ideate e prodotte: due cilindri ad asse orizzontale ruotano in senso opposto e a velocità leggermente diversa, provvedendo a realizzare la fase di mescolazione. I cilindri sono mossi da un sistema di cinghie e pulegge azionate da un motore che si trova nella parte inferiore della macchina.
Pneumatico Pirelli
tipo “N”
La nascita e lo sviluppo di pneumatici è una condizione determinante per la diffusione dei trasporti su strada. Questo pneumatico del 1915 rappresenta l’esempio della produzione che più di altre ha reso famosa la Pirelli presso il grande pubblico. La creazione di un pneumatico avviene attraverso la confezione della mescola che unisce la gomma – naturale, sintetica o entrambe – con altri ingredienti come il nerofumo, impiegato come “carica” per dare maggiore resistenza meccanica, e una miscela di olii per aumentare il grado di lavorabilità. Così nasce il tessuto gommato, che costituisce l’elemento resistente del pneumatico.
Giovanni V. Schiaparelli
la misura dell’universo
Giovanni Virginio Schiaparelli, noto astronomo italiano, è direttore dell’Osservatorio di Brera dal 1862 al 1900. Laureato nel 1854 a Torino, nel 1857 si reca presso gli Osservatori di Berlino e San Pietroburgo per perfezionarsi negli studi astronomici. Importanti le sue ricerche sul legame fra meteore e comete e sul pianeta Marte, sulla cui superficie osserva una rete di strutture lineari che denomina “canali”.
Schiaparelli è considerato l’iniziatore ideale della grande scuola di topografia e geodesia del Politecnico: la sua nomina a professore di geodesia precede la data di fondazione dell’Ateneo. È anche uno dei fautori della creazione di un polo di istruzione superiore dal carattere scientifico e applicativo a Milano. L’astronomia milanese, condizionata dal forte sviluppo industriale, per godere dei finanziamenti per le scienze applicate all’industria doveva dimostrare la sua ricaduta pratica sulle attività produttive. L’industria scientifica poteva così avvalersi dei risultati delle ricerche condotte dalle istituzioni e, a sua volta, finanziarle.
Settore equatoriale
di Jeremiah Sisson
Questo telescopio è uno dei più antichi usati presso l’osservatorio Astronomico di Brera. Ha un lungo asse posizionato verso il Polo Nord Celeste e l’obiettivo è composto da una coppia di lenti di 10 centimetri di diametro (oggi non più presenti). Utilizzando questo strumento, il 26 aprile 1861 Giovanni Schiaparelli compie la prima scoperta scientifica dell’italia appena unita: un nuovo asteroide che battezza Esperia dal nome greco della nostra penisola. Con il Sisson, Schiaparelli studia la cometa 1862 ii grazie alla quale riesce a dare la corretta spiegazione scientifica al fenomeno delle stelle cadenti. Queste due scoperte gli portano una notorietà di cui si avvale per chiedere al neo governo italiano un finanziamento per l’acquisto di uno strumento più moderno. Con il nuovo telescopio Schiaparelli inizia la campagna di studio del pianeta Marte che porterà alla scoperta dei celebri canali e gli darà fama e riconoscimenti a livello mondiale.
Telescopio
rifrattore equatoriale
Questo strumento entra in funzione all’osservatorio Astronomico di Brera negli anni Trenta del XX secolo. Commissionato dall’allora direttore Emilio Bianchi, va a sostituire quello utilizzato da Schiaparelli per i suoi primi studi su Marte ma, per diverse ragioni, non ha la stessa fortuna scientifica. Già sottodimensionato rispetto agli standard dell’epoca, viene usato soprattutto per studi astrometrici.
Strumento dei
passaggi Salmoiraghi, Rizzi e C.
Presentato alle Esposizioni Riunite di Milano del 1894, questo tipo di strumento consente di misurare con grande precisione la posizione degli astri in cielo e rappresenta l’evoluzione dei più antichi quadranti murali e circoli meridiani. Nel corso della sua storia, la Salmoiraghi produce una vasta tipologia di strumenti e accessori per l’osservazione astronomica realizzando un catalogo di prodotti che rappresenta uno dei più rilevanti esempi di ingegno e duttilità dell’epoca.
Guido Ucelli
scienza, tecnica e cultura
Fervido e appassionato sostenitore della diffusione della cultura scientifica, Guido Ucelli è un esempio di integrazione tra competenze scientifiche e abilità imprenditoriali messe al servizio della scienza e della tecnica. Grazie al suo intervento intellettuale e tecnico e al suo sostegno economico, tra il 1928 ed il 1939 due navi romane sono recuperate dal fondo del lago di Nemi. Le due imbarcazioni, di eccezionali dimensioni, importanza tecnica e interesse archeologico, saranno distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale.
Con Cesare Beltrami, progettista laureato al Politecnico di Milano, realizza nel 1922 la San Giusto, piccola vettura con caratteristiche tecniche decisamente innovative: sospensioni a quattro ruote indipendenti, telaio a trave cava centrale, motore posteriore di 750 cm3 raffreddato ad aria. Promotore e fondatore del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia (allora Tecnica) inaugurato nel 1953, Ucelli ne è attento Presidente fino alla sua morte avvenuta nel 1964. Si occupa di ogni aspetto, dalla definizione degli scopi all’identificazione e al restauro della sede, dalla destinazione degli spazi interni alla raccolta delle collezioni, dall’allestimento espositivo alla didattica.
Progetto di
ricostruzione del monastero in museo
L’edificio che oggi ospita il Museo è stato il monastero olivetano di San Vittore, in seguito caserma Villata. Dopo le distruzioni belliche, nel 1947 viene destinato a sede del Museo. L’iniziativa è di un gruppo di ingegneri e architetti del Politecnico di Milano: Guido Ucelli, Francesco Mauro, Enrico Agostino Griffini, Piero Portaluppi e Ferdinando Reggiori. Il Museo inaugura nel 1953 con un’importante mostra su Leonardo da Vinci. Guido Ucelli, che da tempo aveva sollecitato il mondo scientifico e politico a costituire un museo industriale, segue con attenzione i restauri della sede e presiederà il Museo con impegno avviandone l’attività.
Girante di turbina Pelton
Sotto la direzione di Guido Ucelli, la Riva cresce dal punto di vista industriale, tecnico e commerciale. il significativo sviluppo tecnologico e l’importante allargamento dei mercati rendono l’azienda un esempio di eccellenza a livello mondiale. Nel 1922 vengono costruite le turbine Pelton destinate all’impianto di Moncenisio-Venaus. Dopo le Pelton della Centrale di Grosotto da 12.000 CV, queste turbine costituiscono un’importante conquista tecnica perché sfruttano un’eccezionale caduta d’acqua di oltre 1.000 metri e raggiungono una potenza di 26.000 CV.
Ricostruzione della
nave di Caligola sul lago di Nemi
L’impresa del recupero delle Navi di Nemi, vagheggiata fin dal Rinascimento e tornata in auge alla fine dell’ottocento, ha visto Guido Ucelli impegnato in prima persona. Ha fornito i macchinari idraulici utilizzati per svuotare il lago di Nemi, è stato tecnico attento e uomo sensibile al valore archeologico. Lo svuotamento del lago e il coordinamento delle squadre impiegate sarebbero due imprese complesse persino oggi. Si può solo immaginare quanto lo siano state negli anni Venti. Le navi portate alla luce sono reperti archeologici riconosciuti a livello internazionale per la loro importanza. Incendiate durante la guerra, restano oggi solo le ricostruzioni visibili presso il Museo di Nemi e parte delle decorazioni bronzee conservate presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.
Francesco Vecchiacchi
una finestra sul mondo
Francesco Vecchiacchi è uno dei precursori dei ponti radio e della televisione. Dal 1932 dirige il Laboratorio radio della Magneti Marelli di Milano e nel 1937 ricopre la cattedra di Comunicazioni elettriche presso il Politecnico di Milano. Nel 1939 contribuisce alla realizzazione del primo ponte radio pluricanale: Milano-Cimone-Terminillo-Roma. Nello stesso anno realizza la prima trasmissione televisiva italiana con riprese in studio, in esterno e in diretta.
È anche tra gli studiosi che realizzano il primo Radar Italiano (G.U.F.O.), installato nel 1941 sulla corazzata Vittorio Veneto. Nel 1952 realizza il primo ponte radio a microonde Torino-Milano per il servizio televisivo dimostrando la possibilità di estendere la rete in tutta Italia. Ne segue la realizzazione del Ponte Milano-Palermo, progettato da Vecchiacchi e creato dopo la sua morte.
Telecamera Magneti Marelli
Tra il 1938 e il 1939, sotto la direzione di Vecchiacchi, i laboratori della Magneti Marelli di Sesto San Giovanni costruiscono questa telecamera per le prime sperimentazioni televisive italiane avvalendosi dei brevetti e della collaborazione della RCA e di Vladimir Zworykin. La scena ripresa viene proiettata sul tubo elettronico che converte il segnale luminoso in segnale elettrico. Questo, opportunamente elaborato, viene trasmesso via radio. La scena può essere ripresa solo in diretta.
Tubo da ripresa televisiva
detto iconoscopio
Questa apparecchiatura, realizzata da Vladimir Zworykin e brevettata nel 1934, è utilizzata da Vecchiacchi nei laboratori della Magneti Marelli per la realizzazione della prima telecamera dell’azienda milanese nel 1939. Il tubo da ripresa è costituito da un’ampolla di vetro sotto vuoto. In essa sono contenuti il “cannone” elettronico a filamento caldo e uno schermo realizzato da un “mosaico” di celle fotosensibili.
Televisore Magneti Marelli
In italia la tecnologia per la televisione elettronica viene sviluppata a partire da metà degli anni Trenta da tre grandi aziende: la Magneti Marelli (sistema RCA), la Allocchio Bacchini (sistema Telefunken) e la Safar (sistema derivato dalla Telefunken). Questo modello, l’RV 300, è stato costruito dalla Magneti Marelli nel 1938 su progetto di Francesco Vecchiacchi, in collaborazione con la RCA. Il tubo catodico è orientato verticalmente e le immagini vengono riflesse da uno specchio.
Mostra del
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
Leonardo da Vinci
Via San Vittore 21
Milano
www.museoscienza.org