Cose d’altri mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento
Nella seconda metà del XIX secolo molti musei d’Europa accolgono reperti e manufatti provenienti da popoli lontani. Con atteggiamento positivista affiancano i prodotti del lavoro dell’uomo nelle diverse epoche e diversi continenti, alla ricerca di chiavi interpretative per la propria storia e cultura.
Gli oggetti, sorprendenti per forme, uso e decorazioni, costituiscono un repertorio meraviglioso di ispirazione per l’arte e l’industria. Autori delle raccolte sono talvolta viaggiatori incaricati di esplorazioni e ricerche, ma anche diplomatici, imprenditori, commercianti, aristocratici, religiosi.
La collezione etnografica del Museo Civico di Torino ha inizio nel 1864 e già negli anni Settanta dell’Ottocento vanta una rara raccolta di manufatti dall’Oceania e importanti nuclei di opere dal Centro America. Si affiancano poi le donazioni dall’Asia e dall’Africa. Alcune di queste opere sono oggi esposte al Museo d’Arte Orientale di Torino, le restanti sono conservate nei depositi del museo.
Arte dal Bacino del Congo
La straordinaria diversità ambientale, politica e culturale che caratterizza l’Africa si manifesta anche nelle ricche e variegate tradizioni artistiche rinvenibili in ciascuna delle regioni del continente. In particolare, l’area del bacino del Congo (oggi compresa dagli stati della Repubblica democratica del Congo e della Repubblica del Congo – Brazaville), abitata da diversi gruppi etnici di lingua bantu, presenta una varietà artistica straordinaria.
Tamburi da terra (ante) di Repubblica Democratica del Congo, etnie Teke e Luba- KubaPalazzo Madama
In Africa il tamburo è considerato lo strumento musicale più importante ed accompagna ogni momento della vita della comunità. Presso alcune popolazioni, l’utilizzo in rituali magico-religiosi lo hanno reso il tamburo uno strumento sacro tanto che la costruzione e l'utilizzo sono regolati da norme severe. Appartiene a questa tipologia il tamburo tubolare di cultura Teke, decorato con incisioni geometriche a rombi incrociati e linee trasversali e da un ornamento cefalomorfo. L’ornamento riprende le fattezze di un tipo di scultura caratteristico dei Teke: la statuetta magica Butti. Anche il tamburo Luba- Kuba di forma tronco-conica, decorato con motivi geometrici incisi, è d’uso cerimoniale; questo tipo viene anche suonato in posizione inclinata appoggiando il piede sul terreno e stringendo la cassa tra le gambe.
Sanze (ante) di Repubblica Democratica del Congo, etnia CiokwePalazzo Madama
Le sanze sono costituite da una cassa di risonanza di legno alla quale sono applicate lamelle metalliche. Questi strumenti vengono suonati premendo e rilasciando velocemente con i pollici la parte vibratile delle lamelle. Il repertorio della sanza è legato soprattutto a momenti privati della vita quotidiana.
Coltelli da parata (ante) di Repubblica Democratica del Congo, etnia KubaPalazzo Madama
La metallurgia è un’arte praticata sul territorio africano da più di duemila anni: lame e coltelli di diversa foggia e dimensione assolvono da sempre funzioni utilitarie, rituali, sociali ed economiche. La cura e l’attenzione estetica riscontrabile in molti esemplari di spade e di pugnali testimoniano l’importanza di questi oggetti quali emblemi di potere da esibire in occasioni ufficiali piuttosto che da utilizzare in combattimento. I pugnali ikul , esempio tra i più raffinati dei lavori dei fabbri kuba, facevano parte delle principali armi di corte del regno Kuba e costituiscono parte integrante del corredo maschile nelle occasioni ufficiali e cerimoniali. Le incisioni che ornavano le lame e le decorazioni delle impugnature variavano a seconda della destinazione dell’arma: la guerra, le cerimonie e le danze.
L' arte dell'oro-Opere dalla Birmania
L’arte antica del territorio nazionale del Myanmar, noto ancora oggi come Birmania, è caratterizzata da una produzione ricca e variegata, che riflette una realtà etnografica articolata, un mosaico di 135 gruppi etnici.
L’opera degli artisti-artigiani birmani era rivolta all’arte relogiosa e alla decorazione delle corti. L’arte della doratura, elemento visivamente predominante in Birmania e che richiama l’antico termine indiano di Suvarnabhumi, la Terra dell’oro, era destinata unicamente alle opere religiose, ai palazzi e agli arredi di corte.
Centro America
Dal Messico provengono gli oggetti precolombiani donati al museo nel 1876 dall’imprenditore Zaverio Calpini. Reperti rari e preziosi quali le sculture olmeche, urne cinerarie zapoteche, ornamenti d’oro e idoli della cultura Maya, Mixteca e Azteca, e anche manufatti più comuni quali gli stampi in terracotta a rilievo per decorare il corpo o i rocchetti in ossidiana da inserire nei lobi delle orecchie, che trovano sintonie inaspettate negli usi e nella cultura contemporanea.
Ornamento labiale (1521) di Autore sconosciutoPalazzo Madama
Urne funerarie (0250/0650) di Messico, cultura zapoteca (Monte Albán III A)Palazzo Madama
Le urne funerarie sono caratteristiche dell'arte zapoteca. Sono vasi che rappresentano spesso divinità, figure religiose o membri della nobiltà. Molte urne rappresentano il dio Cocijo, creatore di sole, luna, stelle, montagne, piante e animali, il cui respiro ha dato vita a tutto il creato
Perù e Sud America
Dal Perù arrivano i pettorali e pendenti in argento e oro donati da Giovanni BattistaDonalisio, console di Panama. Resta invece ignoto il nome di chi abbia offerto al museo di Palazzo Madama la collana d’artigli di giaguaro dell’America centrale; inquietante quasi quanto la Tsantsa, la testa umana miniaturizzata portata sul petto quale trofeo dai guerrieri della tribù Jívaro in Ecuador, offerta ai concittadini da Enrico della Croce di Dojola nel 1873.
Pendente auricolare (1200/1470) di Perù, cultura chimùPalazzo Madama
Nonostante l'enorme numero di oggetti d'oro realizzati dagli artisti Chimu, gli oggetti conservati fino ad oggi sono pochissimi. Oltre ai saccheggi dei Conquistadores, le tombe Chimu furono violate anche dalle tribù Inca.
Collana di America centro-meridionale, Brasile (?)Palazzo Madama
Oceania
L’Oceania costituisce l’ultima sezione della mostra, con una selezione tra gli oltre 200 oggetti donati nel 1872 da Ernesto Bertea. Avvocato e pittore, Bertea non viaggia personalmente oltreoceano, ma acquista forse a Londra questo eccezionale nucleo di manufatti provenienti dalle isole polinesiane e Salomone, di pregio pari a quelli del British Museum. Tra gli oggetti esposti delle clave rompitesta, lance, fiocine, pagaie cerimoniali dipinte e intagliate a intrecci geometrici e alcuni tapa, tessuti fatti di fibra di corteccia battuta e decorata a stampo con motivi di linee e geometrie regolari.
Corteccia d’albero battuta e stampata (ante 1872) di Isole SamoaPalazzo Madama
Pagaie cerimoniali (ante) di Isole Salomone centraliPalazzo Madama
Le Isole Salomone costituiscono un vasto arcipelago culturalmente e linguisticamente differenziato. Queste pagaie cerimoniali provengono probabilmente dalle Salomone centrali (Choiseul, Santa Isabel, gruppo della Nuova Georgia). Alcune presentano semplici tratti e disegni geometrici neri e ocra. Una delle pagaie è dipinta in nero e incisa con motivi mitologici: pesci, coccodrilli, uccelli (una fregata nera stilizzata, comune a molte espressioni artistiche delle Salomone), esseri umani. Figure antropomorfe ornano il manico di una delle pagaie. La figurazione del volto con il caratteristico allungamento potrebbe esprimere l’incorporazione simbolica ed estetica nell’uomo di un muso di cane. In alcune tradizioni isolane, il cane è un antenato mitico che insegnò agli uomini a coltivare i giardini, a costruire case e canoe, a mangiare carne.
Clava a calcio di fucile (1872) di Isole FigiPalazzo Madama
Nel patrimonio oggettuale dell’Oceania conservato nei musei occidentali, le armi delle isole Figi occupano un posto rilevante. Clave e lance di varia forma furono avidamente raccolte dagli europei che videro in esse la conferma della loro immagine delle Figi quali isole occupate da cannibali selvaggi e violenti. A loro volta, i Figiani rimasero stupiti dalla potenza delle armi europee. La clava “a calcio di fucile” è la testimonianza emblematica dell’incontro tra questi due tipi di interesse. Anche se uno stile simile esisteva già in epoca pre-coloniale, è indubbio che la forma dell’esemplare esposto è stata influenzata dai fucili europei. La clava “a testa d’ananas” era un emblema riservato a individui di alto rango. Essi seguivano i guerrieri in battaglia e finivano i nemici feriti rompendo loro il capo.
Museo Etnografico e di Scienze Naturali Missioni della Consolata di Torino e il Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco.
Mostra curata da Maria Paola Ruffino e Paola Savio.
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