Ragazza che si infila un anello

Ragazza che si infila un anello (1865) by Francesco RomeroLa Venaria Reale

Già presente nella sala in cui si trova tutt’oggi, la Camera da letto di Sua Maestà, l’opera testimonia l’affezione che Vittorio Emanuele II di Savoia dimostrava verso la pittura piemontese veicolata attraverso nuove acquisizioni da effettuare presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino.

Sede prestigiosa per l’esposizione di opere d’arte contemporanee era la miglior vetrina per evidenziare gli aggiornamenti figurativi promossi dalla città. La presenza costante di opere di docenti e allievi dell’Accademia di Belle Arti (l’Albertina) confermava la volontà di sottolineare quanta importanza avesse la scuola piemontese nel panorama artistico nazionale a cui davano lustro le acquisizioni personali del re d’Italia.

La presenza del piemontese Francesco Romero presso il Castello della Mandria era lasciata oltre che dall’opera in questione anche da un secondo dipinto, ancora in loco, con tema storico: Rocco Sileo e suo figlio. Allievo di Gaetano Ferri, figlio a sua volta di Domenico, architetto responsabile dei regi palazzi, aveva dimostrato di gestire con estrema sapienza sia la composizione sia soprattutto il colore.

Il tema trattato non poteva certo passare inosservato al sovrano, appassionato cultore del corpo femminile. La discinta fanciulla colta nel momento in cui si infila un anello al dito,

sprezzante della caduta di una spallina della camicia che lascia intravedere il seno dal dichiarato erotismo voyeuristico, non poteva non piacere.

Le generose forme della modella così come la semplicità delle vesti indossate rimandavano in un certo qual modo al modello estetico di Rosa Vercellana, compagna prediletta del re per la quale erano stati pensati proprio gli Appartamenti Reali della Mandria.

Non solo il soggetto quindi, ma anche la gestualità rappresentata non poteva essere più calzante: l’anello che la fanciulla si infila all’anulare destro, segno di fidanzamento, poteva trovare una corrispondenza veritiera nel sentimento corrisposto tra il re e la contessa di Mirafiori e Fontanafredda.

Caratterizzata da pennellate materiche intervallate da stesure ampie e distese, l’opera dimostra il forte legame che il pittore aveva avuto con il cenacolo artistico di Rivara, aggiornato alle innovazioni realistiche francesi.

La modellazione del corpo, la grazia espressa, il distacco sensuale trovano inoltre giusto supporto nella diffusa e soffusa luce che timidamente invade il bel soggetto espresso.

Credits: All media
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